Le votazioni per il referendum sull'annessione alla Federazione russa di alcuni territori dell'Ucraina, che si sono aperte oggi, sono subito state definite una "farsa" da Kiev e dall'Occidente ed anche la Cina si è espressa contro.
Il mondo, quindi, non riconoscerà né il voto né la probabile dichiarazione di annessione da parte del Cremlino; spaventano anche le possibili ripercussioni sul conflitto in Ucraina.
Secondo il governatore ucraino in esilio di Lugansk Sergey Gaidai, "gli occupanti russi hanno organizzato gruppi armati per circondare le abitazioni e costringere le persone a partecipare al cosiddetto 'referendum'. I cittadini sono stati minacciati, coloro che non parteciperanno alla votazione verranno automaticamente licenziati dal lavoro". Inoltre, sempre secondo Gaidai "le autorità hanno vietato alla popolazione locale di lasciare la città tra il 23 e il 27 settembre, date in cui si tiene il referendum di annessione alla Russia".
Il governo di Mosca sostiene invece che i referendum nelle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e negli altri territori, sono conformi alle norme internazionali ed alla Carta delle Nazioni Unite.
La Tass, l'agenzia di stampa statale russa, spiega che "per motivi di sicurezza", nei primi quattro giorni di referendum la popolazione delle quattro regioni sarà invitata a votare vicino alle proprie abitazioni, piuttosto che ai seggi elettorali, oppure saranno effettuati dei giri presso le abitazioni dei cittadini.
Davide Fifaco