Il Parlamento Europeo ha approvato un rapporto in cui l'Ungheria viene definita una "minaccia sistemica" ai valori fondanti dell'Ue, la si bolla come una "autocrazia elettorale" e si chiede l'intervento della Commissione e del Consiglio perché attivino tutte le misure previste dall'articolo 7 dei trattati europei. Secondo gli eurodeputati firmatari, qualsiasi ulteriore ritardo equivarrebbe a "una violazione del principio dello Stato di diritto da parte del Consiglio stesso".
Il rapporto, approvato con 433 voti a favore e 123 contrari, fra i quali quelli di Lega e Fratelli d'Italia, sottolinea come l'articolo 7 "non richieda l'unanimità degli Stati membri. Si tratta dell'articolo che è stato spesso brandito contro la stessa Ungheria, ma anche contro la Polonia e gli altri paesi membri del gruppo di Visegrad, perché prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione, come ad esempio quello di voto in sede di Consiglio, in caso di violazione grave e persistente da parte di un paese membro dei principi sui quali poggia l'Unione stessa.
Secondo la relazione, "la mancanza di un'azione decisiva da parte dell'Ue ha contribuito all'emergere di un 'regime ibrido di autocrazia elettorale', ovvero di un sistema costituzionale in cui si svolgono le elezioni, ma manca il rispetto di norme e standard democratici". Inevitabile quindi che democrazia e diritti fondamentali si siano ulteriormente deteriorati per via dei "tentativi deliberati e sistematici del governo ungherese" di colpire lo stato di diritto, prosegue ancora la relazione, che chiede di sospendere l'erogazione dei fondi previsti dal Piano nazionale ungherese di ripresa e resilienza. Secondo la relatrice Gwendoline Delbos-Corfield del gruppo Verdi & Liberali, "era più che mai urgente che il Parlamento prendesse questa posizione, e l'ampia maggioranza che sostiene dovrebbe rappresentare un campanello d'allarme sia per il Consiglio che per la Commissione". Spetta ora a Bruxelles decidere eventuali azioni.
Valerio Fabbri