Le elezioni dello scorso 23 luglio hanno lasciato la Spagna in una situazione complicata. Dalle urne, infatti, non sono uscite maggioranze certe, visto che, nonostante i Popolari abbiano incassato un buon risultato, non sono riusciti a portare a casa la maggioranza assoluta. A separarli dai contendenti di sinistra guidati dal premier uscente Pedro Sanchez pochi voti. Il socialista sembra, però, poter contare, anche questa volta, sull’appoggio di diversi partiti nazionalisti e regionalisti. Per ritornare alla guida del paese, però, deve riuscire a incassare il sostegno anche di Junts per Catalunya, il partito indipendentista catalano guidato da Carles Puigdemont, che sembra aver momentaneamente accantonato le richieste più estreme, come l’indizione di un referendum di autodeterminazione.
Nonostante i numeri che propendono verso Sanchez, re Felipe VI ha deciso di affidare l’incarico di formare il governo al candidato dei popolari, Alberto Núñez Feijóo, come leader della formazione più votata. Un modo questo per lui di guadagnare tempo, nella speranza che sfumi la trattativa in corso con Puigdemont e che si vada a nuove elezioni. Oggi, quindi, Feijóo presenterà il suo programma in parlamento, mentre domani seguirà il voto di fiducia.
Ben che gli vada potrà raggiungere una maggioranza relativa e a questo punto, salvo sorprese, sarà Sanchez a ricevere dal re l’incarico. A questo punto avrà tempo fino a novembre per portare a casa il risultato. Nel caso non ottenga la fiducia entro 60 giorni dalla prima votazione, le Camere dovranno sciogliersi e nuove elezioni dovrebbero tenersi il 14 gennaio. Se Sanchez, invece, ce la farà il nuovo governo progressista non avrà vita facile, poiché la destra detiene la maggioranza assoluta in Senato e controlla la maggiora parte delle regioni.
Barbara Costamagna