Non si fermano le proteste in Polonia. Dopo la storica marcia dello scorso venerdì continuano le manifestazioni in molte città del paese contro la sentenza della Corte costituzionale che ha vietato l’aborto in caso di malformazione del feto, limitando la già molto restrittiva legislazione in vigore.
Strenuo oppositore delle richieste della piazza Jaroslaw Kaczynski, presidente del partito ultraconservatore Diritto e Giustizia attualmente al governo, che ha invitato a difendere con ogni mezzo le chiese che secondo lui sarebbero state prese d’assalto dalle donne, che hanno semplicemente volantinato al loro interno.
Contro la proposta di Kaczinsky si sono espressi 200 generali a riposo che hanno scritto una lettera al governo chiedendo di rispettare la volontà della maggioranza della società riguardo l’aborto e sottolineando che poliziotti e soldati non sono nemici dei manifestanti. Questo lo provano anche le immagini che circolano sulla rete che ritraggono rappresentanti delle forze dell’ordine che si uniscono alle manifestazione, dimostrando che in questi giorni in Polonia si sta giocando una partita sui valori culturali del paese dove la locale chiesa sembra esercitare anche un controllo non più visto di buon occhio da tutti i cittadini.
Intanto mercoledì prossimo tre attiviste saranno processate con l’accusa di offesa ai sentimenti religiosi per aver affisso un poster raffigurante la Vergine Maria con un’aureola arcobaleno. Un atto a quanto pare grave per il governo in carica e per lil partito alla sua guida, la cui popolarità sta andando a picco tanto che il 71,5% dei polacchi pensa che Kaczinsky dovrebbe dimetterci e di questi il 38% sono suoi elettori.
Barbara Costamagna