La crisi Ucraina sembrava poter unire l'Europa, ma in realtà più si va avanti e meno pare questo lo scenario che si sta delineando. A rompere le uova nel paniere ci ha pensato nuovamente il premier ungherese Viktor Orban da sempre contrario alle sanzioni nei confronti della Russia che nonostante abbia ceduto alle pressioni sul fronte energetico degli altri paesi europei ha introdotto nel suo paese un'iniziativa che sta sollevando non poche critiche nella vicina Austria.
Al grido del suo cavaglio di battaglia "prima gli ungheresi", da alcuni giorni il carburante nei distributori del paese viene venduto per gli automobilisti locali a 480 fiorini, pari a 1,24 euro mentre per gli stranieri il prezzo è di quasi 2 euro. Questo, però, non è tutto; visto che per scoraggiare gli abitanti delle regioni contermini che spesso fanno la spola oltre confine per rifornirsi della benzina venduta a prezzo più basso, alcuni benzinai hanno iniziato a scacciare le auto con targhe austriache, rifiutandosi di erogare il loro servizio.
Un atteggiamento che nasce dal timore, totalmente infondato, che il gasolio possa venire a mancare per gli ungheresi, e dettato anche dal fatto che non tutte le pompe sono ancora provviste del software per far pagare prezzi differenziati; e, quindi, a questo punto alcuni zelanti benzinai preferiscono far che non servire gli stranieri, che rischierebbero così di pagare lo stesso prezzo dei cittadini autoctoni.
Unica discriminante adottata la targa della auto, anche se della comunità europea, che a questo punto sembra essere unita per gli ungheresi solo quando gli arrivano copiosi i fondi europei.
Barbara Costamagna