Dopo la Sony, che sposterà la sede legale delle sue attività europee ad Amsterdam, adesso ad esprimere preoccupazione è l'amministratore delegato di Airbus, Tom Enders, che in un video pubblicato in rete sottolinea il timore per gli impianti del colosso di aeromobili nel Regno Unito, che potrebbero non sopravvivere a un distacco dall'Unione europea senza un accordo certo, da cui dipendono legami commerciali e catene di distribuzione. A condividere la stessa paura sono anche le società di servizi finanziari, al punto da spingerle a trasferire oltre mille miliardi di attività fuori dal Paese.
Il ministro inglese al commercio internazionale, Liam Fox, si è affrettato a minimizzare. "La Gran Bretagna - ha detto - è rimasta aperta agli affari, ed è una destinazione attraente per gli investimenti diretti esteri". Dato che viene confermato anche dall'Ufficio nazionale di Statistica secondo cui gli investimenti stranieri sono ai livelli più alti mai registrati, arrivando a 149 miliardi di sterline nel 2017. Eppure, lo scorso anno si è registrata un'evidente flessione.
Secondo la Confindustria inglese l'ottimismo delle imprese locali negli ultimi tre mesi si è gravemente deteriorato, complici le difficoltà globali ma in prima linea l'incertezza legata alla Brexit. Nel novembre scorso, infatti, già un rapporto del governo sottolineava che con un piano Brexit simile a quello negoziato dalla premier Theresa May, l'economia del Paese avrebbe subito una contrazione del 3,9 per cento; diversamente, con un ritiro senza accordo, la Gran Bretagna avrebbe perso il 9,3 per cento del suo prodotto interno lordo nei prossimi 15 anni.
Maja Novak