Stando all'accordo di Parigi, dovrebbero ridurre le emissioni a passo svelto. Peccato che facendolo, le industrie ad alta intensità energetica dell'Ue, come gli impianti siderurgici o i cementifici, perderebbero una bella fetta di business. Già, perché, come rivelato da un rapporto del Climate Action Network, le leggi attuali consentono a queste imprese di trasformare l'inquinamento in profitto. A scapito della società e del clima.
Come funziona l'Ets
Sotto accusa, secondo il report "European Fat Cats", è il sistema di scambio di emissioni dell'Ue, l'Ets, e i sussidi legati a esso che gli Stati membri emettono con grande generosità (soprattutto paesi come Germania e Polonia). La logica del sistema Ets è di aiutare l'industria pesante a ridurre progressivamente il suo impatto sull'ambiente rendendo sconveniente inquinare: a livello europeo, viene fissato un tetto di emissioni complessivo per una serie di settori industriali (comprese centrali energetiche e compagnie aeree). Al di sotto di questo tetto, le industrie possono vendere o acquistare quote di emissione: chi inquina meno, vende. Chi inquina di più, acquista. “Il prezzo delle quote viene determinato dalla semplice regola della domanda e dell'offerta – attacca Eleonora Evi del Movimento 5 Stelle - E fino ad oggi è sempre stato un prezzo così basso da non essere di alcun incentivo per stimolare una vera transizione verso produzioni più pulite”.
I costi per i cittadini
Un prezzo basso, se non gratuito. Nel pieno della crisi, per evitare che le industrie delocalizzassero fuori dall'Europa, sono stati rilasciati permessi gratuiti di inquinare. “Solo nel sistema Ets, tra il 2008 e il 2015 – denuncia il Climate Action Network - i governi dell'Ue hanno perso oltre 143 miliardi di euro di entrate dalla distribuzione gratuita di permessi di inquinamento”. In media, una perdita di circa 18 miliardi all'anno.
Le agevolazioni fiscali
Nei paesi europei, inoltre, l'industria ad alta intensità energetica riceve agevolazioni fiscali estremamente generose. In Germania, per esempio, secondo il rapporto "European Fat Cats", tali agevolazioni hanno consentito guadagni totali per oltre 17 miliardi di euro solo nel 2016, all'incirca quanto il bilancio federale tedesco ha destinato nel 2017 per ricerca e istruzione.