L'Ecuador ha revocato la concessione dell'asilo al giornalista australiano, Julian Assange, ricercato dal 2010 dagli Usa per aver pubblicato documenti riservati americani. "Quando è giunto alla stazione di polizia, lo abbiamo fermato in nome delle autorità americane", hanno affermato le forze dell'ordine londinesi.
Dopo l'arresto di Assange, il presidente ecuadoriano, Lenin Moreno, ha reso noto che il fondatore di WikiLeaks non sarà estradato in uno Stato che applica la pena di morte. Ha riferito inoltre che il suo Paese ha revocato l'asilo al giornalista 47-enne per "violazioni della convenzione internazionale". Prima dell'arresto gli è anche stata revocata la cittadinanza ecuadoriana, che aveva ottenuto nel 2017.
Assange è poi stato portato davanti alla Corte dei magistrati di Westminster dove è immediatamente stato riconosciuto colpevole di aver violato i termini della cauzione nel 2012 per non essersi presentato allora dal giudice ed essersi invece rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador. Nel Regno Unito, per questo reato, si rischia una pena di massimo 12 mesi di detenzione. La sentenza precisa e sarà definita più avanti, nel contempo il giornalista rimarrà in carcere. Il 2 maggio dovrà presentarsi nuovamente davanti ai giudici, quando le autorità britanniche dovranno decidere riguardo la richiesta di estradizione presentata dagli Usa, che hanno accusato il fondatore di WikiLeaks di cospirazione con Chelsea Manning nel 2010, finalizzata alla cyberpirateria. Lo ha riferito il Dipartimento della Giustizia di Washington, confermando inoltre che l'arresto di Assange è stato eseguito sulla base del trattato di estradizione tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Nel caso di una condanna, il giornalista rischia fino a 5 anni di prigione.
WikiLeaks intanto ha affermato che la revoca dell'"asilo politico, concesso in precedenza" al suo fondatore presso l'ambasciata di Quito, dove è rimasto per 7 anni, è illegale e viola il diritto internazionale. Sempre secondo l'organizzazione, è stato lo stesso ambasciatore a far entrare gli agenti all'interno della sede diplomatica.
I legali del giornalista si dicono preoccupati che possa venire consegnato alle autorità americane. L'avvocato Per Samuelsson afferma di "vedere chiari segnali che mostrano come gli Stati Uniti desiderano condannare" Assange, "o lo hanno già fatto".
Il ministro dell'Interno britannico ha intanto ringraziato "l'ambasciata dell'Ecuador per la sua cooperazione" nell'arresto "e la polizia per la sua professionalità: nessuno è al di sopra della legge", ha aggiunto.
L'Australia ha intanto riferito che chiederà la possibilità di contattare il giornalista tramite il consolato, il ministro degli Esteri è convinto che in Gran Bretagna gli sarà garantito un giusto processo.
E. P.