La Lista serba, partito di riferimento dei serbi in Kosovo, ha annunciato che tutti i rappresentanti della comunità abbandoneranno per protesta le istituzioni in cui svolgono la loro attività, dal ministro per i gruppi etnici e presidente della Lista, Goran Rakić, ai deputati nel parlamento kosovaro, giudici, procuratori e poliziotti; questi ultimi che prestano servizio nel nord, sono stati ripresi dalle telecamere mentre si tolgono l'uniforme. Dimissionari anche i sindaci e i consigli comunali di quattro municipalità nel settentrione del Kosovo, a maggioranza serba. Rakič, secondo quanto riferisce l'agenzia francese AFP ha detto che la protesta continuerà fino a quando Priština non comincerà a rispettare il diritto internazionale e gli accordi raggiunti da Serbia e Kosovo a Bruxelles con la mediazione dell'Unione Europea. In una prima reazione il premier kosovaro Albin Kurti li ha invitati a non abbandonare le istituzioni, assicurando che non è un premier antiserbo, mentre Belgrado si mostra invece ostile nei suoi confronti. All'origine della protesta la decisione del governo kosovaro di procedere alla progressiva entrata in vigore, dopo numerosi rinvii, della nuova legge sulle targhe, che impone alle automobili di avere la targa kosovara. Una misura che la minoranza serba nel paese, così come il governo di Belgrado, contestano, nonostante in Serbia sia da tempo in vigore una norma identica ma inversa. L'emissario speciale dell'Unione Europea per il dialogo tra Belgrado e Priština, Miroslav Lajčak, conta su un atteggiamento responsabile delle parti per mantenere la stabilità in questa fase di nuove tensioni nel Kosovo, di cui la Serbia ha già avvertito Russia e Cina. Bisogna evitare ogni violenza ha detto Lajćak, dopo il lungo colloquio, ben cinque ore, avuto venerdì con il presidente serbo Aleksandar Vučić. Quest'ultimo, dopo una riunione straordinaria del governo ha ribadito che Belgrado continuerà la sua politica di pace e stabilità. Nei colloqui separati con gli ambasciatori russo e cinese ha illustrato la situazione in Kosovo e le pressioni cui è soggetta la comunita' serba che qui vive e la stessa Serbia.
Delio Dessardo