Foto: Reuters
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La missione guidata dalla Nato ha mandato rinforzi nel nord del Paese dove si stanno verificando i maggiori disordini, a seguito delle manifestazioni organizzate dalla popolazione locale serba, e finora durante le violenze sembra siano rimaste ferite oltre 80 persone, tra cui diversi soldati. Gli Stati Uniti e alcuni paesi dell’Unione europea, come la Francia, hanno chiaramente puntato il dito contro il governo di Pristina, attribuendogli la principale responsabilità per l’accaduto. Immediata è stata la reazione del governo kosovaro, il quale si è detto sorpreso dalla “reazione eccessiva” di Washington, ed ha affermato di lavorare costantemente per arrivare a una soluzione pacifica. Secondo il segretario di Stato americano, l’insistenza del premier kosovaro a voler insediare i sindaci nonostante il chiaro disappunto della popolazione serba, ha aggravato la situazione, che provocherà “conseguenze sui rapporti bilaterali”. Anche il premier stesso sembra rivalutare la sua decisione, in quanto si è detto disposto a valutare delle elezioni anticipate nel nord del Paese, nel caso cessino le violenze. “Se ci fossero state proteste pacifiche, avrebbero avuto la mia comprensione, ma non la folla che spara a soldati e poliziotti” ha spiegato. Nel frattempo, in Moldavia è iniziato il vertice della Comunità Politica Europea, durante il quale è stato affrontato il discorso degli scontri in Kosovo da parte dell’Alto rappresentante dell’Ue, Borrell, il quale ha spiegato che dopo aver incontrato ieri il primo ministro serbo, si aspetta un incontro anche con il presidente serbo, in quanto crede che si debba insistere sul fatto che la violenza non è la strada giusta da percorrere, per questo ha sottolineato che si deve “tentare di evitare qualsiasi escalation nella regione”.

B.Ž.