Il caso del glifosato non è isolato. All'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, l'Efsa di Parma, affidarsi agli studi delle multinazionali per valutare la pericolosità delle sostanze immesse sul mercato è una prassi diffusa. “Mancano fondi e personale adeguati” per non dipendere “dalle ricerche e dalle valutazioni di rischio fatte da privati”, denunciano, che nei giorni scorsi hanno visitato la sede dell'agenzia.
Il caso glifosato
L'Efsa è da tempo al centro di aspre polemiche. Il caso più eclatante, come ricordato, è stato quello del glifosato: il pesticida prodotto dalla Monsanto (passata da poco nelle mani della tedesca Bayer) era stato valutato come cancerogeno dall'Organizzazione mondiale della sanità. Per questo, divesi Stati membri, cittadini e ong avevano fatto pressioni perché l'Ue non autorizzasse il commercio di quello che è il pesticida più diffuso in Europa. Ma Bruxelles, sulla scorta di una valutazione dell'Efsa, ha ribaltato il giudizio dell'Oms, escludendo gli effetti cancerogeni della sostanza. Peccato che la valutazione dell'agenzia europea si basasse, tra gli altri studi, sulle ricerche della stessa Monsanto.
La carenza di fondi
E' anche per evitare paradossi del genere che gli eurodeputati Eric Adrieu e Simona Bonafè (Pd) chiedono a gran voce più fondi e personale per l'Efsa. “L'agenzia ha un organico ridotto e mal finanziato – dicono - Ciò potrebbe influenzare la capacità e l'efficienza dei controlli su possibili sostanze nocive per la salute umana, sulla catena alimentare e sull'ambiente”.
“Nell'attuale situazione, l'Efsa – prosegue Adrieu - semplicemente non è in grado di condurre le proprie valutazioni su tutte le possibili minacce alla salute umana causate da sostanze tossiche, cancerogene e nocive che colpiscono gli animali e l'ambiente”. La Commissione europea si è impegnata ad aumentare il bilancio dell'agenzia di 60 milioni di euro all'anno, ma, lamenta Adrieu, “questo denaro supplementare è destinato a nuovi compiti, mentre l'Efsa necessita innanzitutto di maggiori fondi per le sue attività principali” e “dipendere meno dagli esperti degli Stati membri, o anche dalle ricerche e dalle valutazioni di rischio fatte da privati”.
Organico limitato
Il problema dei fondi si affianca a quello del personale: l'organico dell'Efsa conta attualmente circa 435 funzionari, di cui 50 si occupano di pesticidi. In Canada, solo per questo settore, sono 500. “L'Efsa va drasticamente rafforzata in termini di personale, fondi e capacità di valutazione – dice Bonafè - Non possiamo puntare il dito contro l'Ue, mentre gli Stati membri non stanno investendo adeguatamente nei controlli per la sicurezza alimentare”.
Dario Prestigiacomo
Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue