Un certificato comune che attesti il contagio avvenuto nei sei mesi precedenti, il test negativo oppure l’avvenuta vaccinazione potrebbe secondo Vienna risolvere il problema degli spostamenti all’interno dei confini europei permettendo così la ripresa del turismo.
Nonostante l’esperienza dell’anno scorso e di questo inverno, quando i focalai all’interno del paese sono nati proprio grazie a persone provenienti dall’estero, gli austriaci spingono per riaprire al più presto agli spostamenti anche per scopi turistici, e a tal fine il cancelliere Sebastian Kurz ha già contattato diversi leader dell’Unione europea e anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu, per capire come questo sistema è stato introdotto in Israele, dove però il certificato vale solo all’interno dei confini nazionali.
"Vogliamo tutti che la nostra vita torni normale il prima possibile. Vogliamo viaggiare di nuovo liberamente in Europa, per motivi di lavoro o personali. Soprattutto, vogliamo poter visitare nuovamente eventi culturali, ristoranti, bar e hotel”, ha detto Kurz; aggiungendo che “un ritorno alla normalità entro l'estate è completamente realistico”.
Di tutta altra opinione sembra essere invece la commissione europea che proprio in questa settimana ha ribadito che i certificati vaccinali per ora avranno solo un uso sanitario e che i viaggi continuano ad essere sconsigliati, visto che con le nuove varianti il pericolo di diffusione del virus resta alto soprattutto perché alcune di esse risultano essere contagiose anche per coloro che si sono ammalati già in precedenza di Covid-19.
Inoltre se da un lato la Grecia, che vive di turismo, spinge per la proposta austriaca, dall’altro Germania e Francia hanno espresso preoccupazione per una modalità di questo tipo, che rischierebbe di essere discriminatoria nei confronti di coloro che non si sono mai contagiati o che non sono ancora vaccinati.
Barbara Costamagna