Foto: Reuters
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La proposta, avanzata da Austria e Paesi Bassi, sottolinea la necessità di creare nuove basi giuridiche che impongano "conseguenze" per coloro che non rispettano l'ordine di rimpatrio. Il problema non è nuovo; già nel 2008, l'UE aveva introdotto una direttiva sui rimpatri, ma una proposta di revisione è ferma al Parlamento europeo dal 2019. Nel frattempo, gli Stati membri continuano a lamentare la scarsa cooperazione dei Paesi di origine dei migranti, molti dei quali si rifiutano di riprendersi i propri cittadini. Per superare questo stallo, il documento propone di usare politiche commerciali e visti come "leva" per costringere questi Paesi alla cooperazione. Tuttavia, l'idea di condizionare accordi economici e commerciali alla questione migratoria rischia di creare tensioni diplomatiche e danneggiare relazioni economiche cruciali. I dati di Eurostat confermano l'urgenza della questione: solo nell'estate del 2023, l'UE ha registrato oltre 70 mila nuove domande di asilo, con la Germania, Italia, Spagna e Francia che gestiscono il 76% delle richieste. Sebbene i numeri siano diminuiti rispetto all'anno precedente, la pressione sui sistemi di accoglienza rimane alta, specialmente per i minori non accompagnati, che costituiscono una parte vulnerabile e crescente dei richiedenti. A complicare ulteriormente la situazione ci sono le crescenti divisioni interne tra gli Stati membri. Paesi come la Germania e i Paesi Bassi hanno annunciato misure più restrittive ai confini, mentre altri, come la Francia e l'Italia, continuano a sostenere la necessità di una politica migratoria comune europea. Questa frammentazione rischia di minare uno dei pilastri fondamentali dell'Unione: lo spazio Schengen e la libera circolazione. Il Nuovo Patto sulla Migrazione e l'Asilo, approvato a maggio, dovrebbe colmare il divario tra le procedure di asilo e di rimpatrio, ma la sua implementazione è ancora lontana dall'essere pienamente efficace. Il documento informale dei 17 Paesi chiede un'azione immediata, ma senza un accordo reale su come affrontare le espulsioni, il rischio è che anche questa iniziativa si scontri con l'inerzia politica che ha caratterizzato l'UE negli ultimi anni.

M.N.