Il desiderio dell'Unione europea di abbandonare i combustibili fossili per non dipendere più dall'energia russa non comporterà solo un cambiamento nelle abitudini dei consumatori, ma richiederà probabilmente anche molto litio. Dato che la sua produzione in Europa è molto scarsa, il rischio è quello di passare da una dipendenza a un'altra.
Il litio, che è utilizzato per le batterie dei prodotti elettronici, viene usato anche per immagazzinare l'energia prodotta dai pannelli solari e dalle turbine eoliche e qui nasce il problema. L'Europa, infatti, ha una solo miniera di questo minerale in Portogallo, e quindi attualmente il fabbisogno di esso è soddisfatto dalle importazioni. Circa l'87% del litio grezzo impiegato nell'UE proviene dall'Australia, che è anche il maggior produttore a livello mondiale, seguito dal Cile e dalla Cina che produce praticamente tutte le batterie in commercio.
L'Unione europea è consapevole di questa criticità e quindi ha detto di volerne aumentare la produzione per non rischiare di risultare nuovamente dipendente da altri paesi. Attualmente ci sono dieci progetti potenzialmente realizzabili nell'UE: tre in Portogallo, due in Spagna e Germania, uno rispettivamente in Repubblica Ceca, Finlandia e Austria.
Bisognerà, però, fare i conti con l'opposizione che probabilmente potrebbe sorgere nelle località dove si dovrebbe estrarre e lavorare il litio visto che si tratta di un prodotto fortemente inquinante. Resistenze si sono già registrate in questi mesi in Serbia e in Portogallo dove la popolazione locale ne ha bloccato l'estrazione.
Barbara Costamagna