L'Ungheria evoca una possibile uscita dall'Unione Europea. Secondo il ministro delle Finanze Mihaly Varga, questo potrebbe avvenire quando dovrà contribuire al budget europeo, ovvero, secondo i suoi calcoli, "entro la fine del decennio". Varga ha espresso questa futura possibilità in particolare se continuassero gli attacchi di Bruxelles a causa di scelte sui valori ed ha concluso dicendo "torniamoci sopra tra qualche anno".
Il piano di ripresa e resilienza presentato dal governo magiaro alla Ue non è stato ancora approvato dalla Commissione, così come quello della Polonia.
Il piano ungherese, che avrebbe dovuto essere approvato entro il 12 luglio verrà invece esaminato entro la fine di settembre; secondo le osservazioni della Commissione attualmente sono insufficienti le tutele della spesa prevista dalla corruzione, molto diffusa in Ungheria.
La Commissione europea inoltre ha annunciato la decisione di prolungare l'esame del piano, dopo l'approvazione da parte del Parlamento ungherese di leggi che inibiscono l'accesso ai minori a qualsiasi contenuto che accenni a tematiche Lgbt. Contro questa legge, che Ursula von der Leyen ha definito vergognosa, la Commissione ha già lanciato una procedura d'infrazione. Anche se formalmente il Piano di ripresa e la legge sui contenuti Lgbt sono due tematiche separate e, come peraltro ribadito più volte dagli stessi portavoce dell'istituzione europea, sono questioni indipendenti l'una dall'altra, le decisioni di Budapest non hanno di certo migliorato il clima e l'opinione di Bruxelles nei confronti del governo di Viktor Orban.
Inoltre, la Commissione si trova anche a fare i conti con il Parlamento Europeo sulla questione della tutela del bilancio Ue dalle violazioni dello Stato di diritto. L'Aula ha già minacciato di trascinare l'esecutivo Ue in Corte di Giustizia, se non verrà immediatamente attuato il regolamento che tutela il bilancio comunitario dalle violazioni dello Stato di diritto.
Davide Fifaco