La Banca centrale europea ha deciso come da programma di ritoccare verso l'alto i tassi di interesse. Dopo averli rialzati a luglio di 50 punti base per la prima volta dopo undici anni in cui erano rimasti stabilmente nulli, la Bce proseguirà con un ulteriore rialzo di 75 punti base. Dalla prossima settimana, quindi, i tassi di interesse europei arriveranno così a 1,25%, con ulteriori rialzi promessi per i prossimi mesi per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento dell'inflazione attesa. Si tratta di una misura pensata per aiutare a raffreddare l'economia, cercando di contenere il rialzo dei prezzi, ma le conseguenze sulla vita dei cittadini non saranno indolori.
Come noto i tassi di interesse indicano quanto costa prendere denaro in prestito e quanto fruttano risparmi e investimenti. Nello specifico, i tassi di interesse a cui fa riferimento l'annuncio della Bce sono quelli in base ai quali le banche centrali prestano denaro alle altre banche. Saranno quindi gli intestatari di mutui a tasso variabile i primi ad accorgersi di questo aumento, perché per loro le rate variano in funzione dei tassi di riferimento del mercato. Più ridotti gli effetti sui prestiti al consumo, che a differenza dei mutui non hanno un legame diretto con i tassi di interesse e tradizionalmente si adeguano con più lentezza ai rialzi.
Da segnalare inoltre che, oltre al rialzo dei tassi, la Bce ha presentato anche le nuove stime sulla crescita economica, che come prevedibile indicano un sostanziale rallentamento dell'area euro, con un'economia che dovrebbe ristagnare nel corso dell'anno e nel primo trimestre del 2023. Dopo un rimbalzo nella prima metà del 2022, i dati più recenti non lasciano scampo. A consolare, almeno in parte, la quotazione odierna del gas che, sulla scia degli annunci della Commissione Ue, è scesa per pochi minuti sotto quota 200 euro per la prima volta dal 9 agosto.
Valerio Fabbri