Una vittoria che non riporta in vita né offre conforto alla famiglia di Madina Hussiny, la bambina di sei anni investita e uccisa da un treno dopo essere stata respinta in Serbia dalla Croazia nel 2017, ma che potrebbe aprire una nuova fase nelle politiche di gestione dei migranti attuate dai paesi attraversati dalla cosiddetta “rotta balcanica”.
La Corte europea, ha sottolineato Amnesty international commentando la sentenza sulla vicenda, stabilisce che le autorità croate hanno violato i diritti dei minori uccisi dopo il respingimento, ritenendo anche “inefficace” l'indagine sulla morte di Madina. La decisione della Corte, spiega Annesty, conferma fra l’altro le notizie di respingimenti e abusi diffusi da parte della polizia croata, “ripetutamente negati dalle autorità d Zagabria”.
“La sentenza – dice Massimo Moratti vicedirettore per l'Europa di Amnesty International - rende giustizia alla povera Madina, una bambina di 6 anni che fu respinta dalla polizia croata e spinta verso la Serbia e successivamente fu investita da un treno. La Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha ritenuto che la Croazia abbia violato l'articolo 2 della Convenzione, e quindi il diritto alla vita, abbia violato la proibizione del trattamento inumano e degradante, oltre al diritto alla libertà personale e abbia condotto un’espulsione collettiva che è un'altra violazione della Convenzione. Questo è un punto molto importante, perché sancisce che la Croazia ha condotto dei “push back”, dei respingimenti che sono avvenuti nel corso di questi anni e che purtroppo, come abbiamo visto, continuano e sono continuati durante tutti questi anni. Questa sentenza offre giustizia, ma purtroppo non consolazione alla famiglia di Madina, in attesa della decisione della Corte da quattro anni”.
Di respingimenti si è parlato anche sul confine fra Italia e Slovenia: questa sentenza può avere ripercussioni anche negli altri paesi sulla rotta balcanica?
“Certamente. Chiaramente le riammissioni informali che avvenivano al confine tra l'Italia e la Slovenia, perché comunque ancora non mi risulta che siano state reinserite, rientrano proprio nella stessa fattispecie: ogni persona che entra in un altro paese ha il diritto di avere il suo caso considerato individualmente. Non può essere espulso collettivamente come avvenuto in questo caso, e abbiamo visto le tragiche conseguenze del caso della povera Madina”.
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