Sono giorni di passione per le borse mondiali ma soprattutto per quelle europee, che sembrano aver accusato più di altre gli effetti dell’attacco di Vladimir Putin all’Ucraina.
Dopo il crollo verticale di mercoledì scorso, giorno successivo all’attacco, i mercati del vecchio continente hanno avuto un andamento quasi identico, con un rimbalzo tentato venerdì e una nuova discesa nei primi due giorni di contrattazioni della settimana.
Nell’ultima giornata i mercati europei hanno perso fra il 2 e il 2, 5 per cento, e a poco sono servite le chiusure positive delle borse asiatiche, in leggero rimbalzo anche oggi, che avevano fatto sperare in un “effetto contagio”: i nuovi attacchi russi e le immagini della colonna di mezzi diretta verso Kiev hanno nuovamente alimentato le vendite. L’unica piazza a rimanere quasi in parità è stata Londra, che ha annunciato nuove misure contro le banche russe e la chiusura dei suoi porti alle navi di Mosca, con un segno meno anche se solo di pochi decimali.
Da tutto questo è esclusa la borsa di Mosca, chiusa da venerdì scorso, e che aveva registrato pesantissime perdite nelle ultime sedute di contrattazione, mentre si fa largo la possibilità che, accanto alle sanzioni e all’esclusione delle banche russe dai circuiti internazionali, possa essere decisa anche l’esclusione della Russia dagli indici internazionali di borsa.
Sui mercati i titoli più penalizzati sono naturalmente quelli dei grandi gruppi russi, come Gazprom, che ha perso più del 20 per cento, o Lukoil che ha lasciato sul terreno addirittura metà del valore in una seduta. Male anche le banche russe.
In questo quadro, accanto a un aumento degli acquisti su asset considerati dei beni rifugio, come oro, dollaro e titoli di stato americani e tedeschi, tornano a correre i prezzi delle materie prime: il gas ha visto un incremento del 10 per cento rispetto a ieri, e il petrolio viaggia ormai saldamente sopra i 100 dollari al barile.
Grazie al rialzo dei tassi deciso della Banca centrale russa, infine, il rublo recupera terreno a 93,4 sul dollaro.
Alessandro Martegani