Foto: EPA
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Nove sono le capitali europee che hanno deciso di avvalersi dello Strumento di sostegno tecnico messo a disposizione dalla Commissione Ue per facilitare l'attuazione del Patto migrazione e asilo. Durante i quattro mesi di consulenza, gli esperi europei avranno il compito di identificare le aree in cui è necessario un aggiornamento della legislazione nazionale e una revisione dei processi amministrativi e giudiziari, anche considerate le esigenze in termini di personale, infrastrutture, tecnologie informatiche, costi e appalti. Tra queste figura l'Italia, a cui la Commissione europea fornirà assistenza in 8 blocchi tematici su 10. Nello specifico, i servizi dell'esecutivo europeo si concentreranno sulle riforme legislative necessarie in ambito di responsabilità mentre sul piano delle questioni orizzontali ci si concentrerà soprattutto sulla garanzia di consulenza legale gratuita, sulle alternative alla detenzione, sulla rappresentanza e tutela dei minori non accompagnati e sulla creazione di un meccanismo indipendente per il monitoraggio dei diritti fondamentali. Le procedure sono già state avviate in maniera autonoma invece dalla Slovenia. A metà giugno il capo della direzione per la migrazione del Ministero degli Interni, Matej Torkar, aveva annunciato che un gruppo di lavoro apposito stava già esaminando la legislazione vigente ed intensificando le attività che permettano di implementare il Patto a livello nazionale. Tra le sfide principali il dicastero competente aveva evidenziato la necessità di approntare un quadro legislativo e un sistema d'informazione adeguato. Il processo proseguirà poi nel 2025 con le seguenti tappe: entro aprile i Paesi membri dovranno presentare i piani di emergenza nazionali e il primo luglio sarà la scadenza per l'istituzione di strutture di coordinamento e per la nomina del coordinatore nazionale.
M.N.