Oggi gli spagnoli sono chiamati a rinnovare le Corti Generali e a scegliere il prossimo Governo che guiderà il paese. Già in campagna elettorale è emerso un Paese spaccato a metà tra due blocchi contrapposti: quello delle destre formato dal Partito popolare e da Vox e quello delle sinistre guidato dai socialisti di Sanchez, con il supporto del partito della vice premier Yolanda Diaz "Sumar" e dei radicali baschi di "Bildu". Proprio questa ultima alleanza è stata tra i temi più cari alla destra spagnola che accusa la sinistra di essersi alleata con il braccio politico dell'Eta.
Se il popolare Alberto Núñez Feijòo ha promesso di "riunire il Paese" abrogando le riforme dal suo punto di vista più divisive approvate nell'ultima legislatura: dalla "legge della memoria" contro i crimini franchisti a quella sul cambio di sesso, dalla legge per la casa a quella che permette l'eutanasia. La sinistra, invece, ha cercato di mobilitare la sua base con la necessità di continuare sulla strada delle riforme sociali ed economiche per una Spagna secondo loro sempre migliore, puntando sul "voto utile" ad evitare che l'estrema destra di Vox arrivi al Governo.
Un timore quest'ultimo che è stato espresso anche da alcuni protagonisti della politica di Bruxelles, dove la vittoria del fronte delle destre, se Abascal e compagni ne faranno parte, fa temere un allontanamento dei popolari da posizione centriste a pochi mesi dalle prossime elezioni europee, senza dimenticare che la Spagna ha appena assunto la presidenza del Consiglio europeo.
L'esito del voto resta comunque incerto e solo questa sera si saprà dove va la Spagna e forse anche dove andrà l'Unione europea.
Barbara Costamagna