Prima le squadre britanniche, poi l’Inter, il Milan e il Barcellona, infine il Milan e perfino la Juventus, uno dei club che più di altri avevano voluto lo strappo con la UEFA.
Si è ormai sgretolato il progetto della Super Lega, il nuovo campionato di calcio, libero da promozioni e retrocessioni, che avrebbe dovuto riunire i migliori club europei, superando i classici campionati, ma che ha innescato proteste e reazioni durissime di federazioni, governo e tifosi.
Una reazione inattesa per i 12 club che hanno lanciato l’iniziativa e che hanno fatto rapidamente marcia indietro: a mettere fine, perlomeno per ora, al progetto, sono giunte le parole del presidente della Juventus Andrea Agnelli, che tramite il portavoce ha fatto sapere che “Il progetto della Superlega non esiste più senza i club inglesi’. “Pur rimanendo convinta della fondatezza dei presupposti sportivi, commerciali e legali" ha aggiunto, la Juventus ritiene che il progetto Superlega "presenti allo stato attuale ridotte possibilità di essere portato a compimento”.
Si è tratta però di una scelta inevitabile dopo le defezioni della maggioranza del club. Nelle ultime ore avevano fatto marcia indietro i sei club britannici: Manchester City per prima, e poi anche Chelsea, Manchester United, Arsenal, Tottenham e Liverpool, hanno deciso di non far parte della nuova competizione. Poco dopo è arrivata anche la rinuncia dell’Inter: “Il progetto della Superlega – ha fatto sapere la società - allo stato attuale non è più ritenuto di nostro interesse". Stessa cosa in Spagna, dove il Barcellona ha condizionato la propria adesione all'approvazione dei soci, e l'Atletico Madrid ha fatto marcia indietro. Anche il Milan ha rinunciato, affermando che "la voce e le preoccupazioni dei tifosi in tutto il mondo rispetto al progetto di Super League sono state forti e chiare, e il nostro Club deve rimanere sensibile e attento all'opinione di chi ama questo meraviglioso sport".
A spingere a un rapido cambiamento di rotta sono state le reazioni delle federazioni, che hanno minacciato senza mezzi termini di mettere i club scissionisti fuori dai campionati, e perfino i giocatori dalle rappresentative nazionali, ma non sono mancate le proteste dei tifosi, che mal sopportano l’idea di un calcio basato sulla potenza economica anziché sui meriti sportivi. Storie come quella, del Leicester, che 5 anni fa vinse la Premier League da neo promossa, oppure del Calais, squadra di dilettanti che nel 2000 arrivò fino alla finale di Coppa di Francia, perdendo di misura dal Nantes, peraltro per un rigore dubbio, con questo sistema non sarebbero più possibili.
Considerazioni che hanno fatto breccia nell’animo dei dirigenti, scossi dalle reazioni dei tifosi: “Abbiamo commesso un errore e ce ne scusiamo – hanno fatto sapere i vertici dell’Arsenal -, e come risultato dell'ascolto e della comunità calcistica in generale negli ultimi giorni ci stiamo ritirando dalla proposta di Super League”. Anche il Liverpool si è scusato con i supporter.
I governi e il mondo politico, a partire dal premier britannico Boris Johnson, hanno stroncato l’iniziativa, e nelle ultime ore non sono mancate vere e proprie manifestazioni dei tifosi. I fan della Juventus, uno del club promotori della Super Lega (Andrea Agnelli avrebbe dovuto esserne vicepresidente), hanno esposto due striscioni di protesta all'esterno dell'Allianz Stadium per manifestare tutta la propria delusione per la decisione della società di aderire alla Super League.
Le ragioni dei club che avevano presentato il progetto, la necessità di aumentare gli incassi dopo un anno terribile, e i tempi troppo lunghi per la riforma della Champions League ipotizzata dalla UEFA, non hanno convinto i tifosi, tanto da far riconsiderare il progetto alla stessa neonata Super Lega, che in una nota, ribadendo che “la proposta è pienamente conforme alle leggi”, ha annunciato di voler valutare “i passi opportuni per rimodellare il progetto”.
“Ieri – ha commentato il presidente della UEFA, Aleksander Čeferin, dopo le defezioni dal progetto - ho detto che è ammirabile ammettere di aver sbagliato e questi club hanno fatto un grande errore”. “La cosa importante adesso – ha aggiunto - è andare avanti insieme e ricostruire l'unità di cui godeva prima questo sport”. “Con la Superlega stanno provando a privatizzare il calcio, ma i governi, i tifosi, i media sono con noi. Non permetteremo di prendere il calcio, è una partita che non possiamo perdere. Il calcio appartiene a tutti”.
Anche il vice presidente della Commissione Ue Margaritis Schinas ha parlato di “una vittoria del buon senso: il calcio europeo – ha aggiunto - non è per pochi privilegiati”.
Downing Street intanto ha rinviato al mittente le affermazioni di Andrea Agnelli, secondo il quale alla base dell'opposizione di Boris Johnson alla Superlega c'era la paura che il coinvolgimento dei club inglesi in un'iniziativa europea potesse essere interpretata come "un attacco allo schema politico" della Brexit. "Il Primo Ministro - ha replicato un portavoce - ha messo molto bene in chiaro i motivi per i quali il governo è intervenuto entrando in azione affinché i 6 club si ritirassero dal progetto: ragioni che hanno a che fare con "l'importanza che il calcio ha al cuore delle nostre comunità in giro per il Paese"
Alessandro Martegani