Foto: Reuters
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Za sojenje velja v Franciji veliko zanimanje. Foto: Reuters
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La sentenza emessa dalla Corte parigina nei confronti di Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha generato un acceso dibattito politico che non mostra segni di attenuazione. La condanna, che prevede quattro anni di detenzione suddivisa in due anni di reclusione effettiva e due anni di detenzione con braccialetto elettronico, unitamente all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, è stata è stata motivata dall'accusa di appropriazione indebita di fondi pubblici, reato per il quale sono stati condannati anche altri otto dirigenti e una decina di collaboratori del partito. Il Tribunale ha quantificato il danno totale in 4,6 milioni di euro, derivante dalla copertura di oltre 40 contratti fittizi presso il Parlamento europeo, concepiti per retribuire personale che, di fatto, operava a beneficio del Rassemblement National in Francia. Le Pen ha definito la sentenza a suo carico come un atto di natura politica, ascrivibile a un regime autoritario. Tale dichiarazione ha evidenziato una profonda critica nei confronti del sistema giudiziario, da lei ritenuto gravemente compromesso. Contestando la legittimità della decisione presa dai giudici, ha dichiarato che lo Stato di diritto è stato completamente violato. "“Ci hanno rubato le elezioni politiche, non lasceremo che i francesi si facciano rubare le presidenziali. Useremo tutti i mezzi a nostra disposizione per consentire ai cittadini di scegliere i loro futuri leader e vinceremo, perché la verità e la giustizia devono vincere” ha detto ancora, assicurando che il partito non si lascerà calpestare. Professandosi innocente e vittima di un’ingiustizia ha dichiarato di voler fare ricorso, pur riconoscendo che le possibilità di successo sono estremamente scarse. Ha inoltre escluso la possibilità di appellarsi al potere di grazia del Presidente della Repubblica, ribadendo la sua determinazione a non abbandonare la scena politica, nonostante l'impossibilità, al momento, di candidarsi per l'Eliseo nel 2027. Le Pen però non è sola: a fare quadrato intorno a lei gli alleati. Esponenti di partiti di destra estrema destra, inclusi alcuni rappresentanti sloveni, hanno espresso disapprovazione, utilizzando lo slogan "Je suis Marine" sui social media. Figure di rilievo come Vladimir Putin, Elon Musk, Viktor Orban, Jair Bolsonaro e Donald Trump, e non solo, hanno manifestato il loro sostegno. In particolare, Donald Trump ha tracciato un parallelo tra la vicenda giudiziaria di Le Pen e le sue stesse esperienze legali negli Stati Uniti, definendole entrambe una "caccia alle streghe." Calibrato il commento della Premier italiana Giorgia Meloni che nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano "Il Messaggero", ha dichiarato di non essere a conoscenza dei dettagli delle contestazioni mosse a Le Pen, né delle motivazioni che hanno portato a una decisione di tale portata. Tuttavia, ha sottolineato che, a suo avviso, nessuno dovrebbe rallegrarsi di una sentenza che colpisce il leader di un partito influente e che, di conseguenza, priva della rappresentanza politica milioni di cittadini.

Alessia Mitar