La Leader dei Tory resta al suo posto, Theresa May ha superato la mozione di sfiducia presentata martedì sera dal leader laburista Jermy Corbyn, dopo la bociatura della bozza d'accordo con Bruxelles sulla Brexit con uno scarto di 230 voti, i due terzi dei quali provenivano dalle fila dei compagni di partito di May. La premier ieri è passata con 29 voti (325 favorevoli e 306 contrari) grazie all'appoggio dei deputati della formazione politica nordirlandese. L'esito del voto di ieri scongiura un ulteriore caos nel Regno Unito e consente a May di andare avanti. La premier si è appellata a tutte le forze politiche per mettere da parte le divergenze e trovare tutti insieme una soluzione, la scadenza del 29 marzo 2019 si avvicina inesorabilmente e all'orizzonte non esiste un piano B. May pertanto dovrebbe chiedere ai 27 Paesi dell'Unione di posticipare la scadenza di qualche mese eventualità che l'Europa pare disposta a concedere al Regno Unito, onde evitare un no deal, ossia un mancato accordo che spalancherebbe scenari catastrofici non solo per i sudditi di sua Maestà, inoltre, la questione frontiera tra Irlanda e Irlanda del Nord stando alle linee guida della Brexit, ossia il ripristino di controlli, farebbe saltare l'accordo di pace trovato nel 1998 dopo decenni di disordini e di guerriglia nell'Ulster. Intanto, la crisi sulla Brexit, ha rilanciato le istanze separatiste in Scozia. La prima pagina del National scozzese oggi in edicola titola: "L'Indipendenza è l'unica via di uscita da questo disastro". da un sondaggio emerge che il 56,55 per cento degli elettori pensa che in Scozia dovrebbe esserci un referendum sull'indipendenza se il Regno Unito uscisse dall'Unione europea il prossimo 29 marzo.
Corrado Cimador