Solo un mese fa sarebbe stata una visita a un alleato del blocco sovranista in Europa, ma ora, dopo il vertice europeo della scorsa settimana, la missione a Varsavia di Giorgia Meloni assomiglia molto di più a un tentativo di mediazione.
La bozza di accordo sulla gestione delle migrazioni, che prevedeva un’accoglienza diffusa superando la differenza fra paesi d’ingresso e quelli meta invece di spostamenti secondari, con una cosiddetta “Solidarietà flessibile”, che compensa la mancata accoglienza con contributi finanziari, non era stata infatti inserita nelle conclusioni finali a causa dell’opposizione di Ungheria e Polonia, una posizione che di fatto ha rotto il fronte sovranista e anche quello politico in Europa, visto che Giorgia Meloni, premier italiana e leader dell'Ecr, il partito dei Conservatori e Riformisti Europei, che riunisce le forze sovraniste e di destra in Europa, è invece favorevole alla linea di Bruxelles.
Proprio la frattura consumatasi nel corso del vertice europeo, è stato il tema centrale, o perlomeno più seguito, della giornata della premier italiana, giunta in mattinata a Varsavia per incontrare il primo ministro Mateusz Morawiecki, e diventata ora, da leader sovranista, una sorta di mediatrice dell’Unione europea. Il bilaterale, secondo fonti di Palazzo Chigi, era stato pensato per "consolidare il dialogo politico" e per “ricercare il coordinamento e le potenziali sinergie sui principali temi dell’agenda Ue e internazionale, anche alla luce degli esiti del Consiglio Europeo del 29-30 giugno e in vista del prossimo vertice Nato di Vilnius, in Lituania.".
Nonostante le parole di circostanza, il rapporto fra i due paesi sembrava essersi raffreddato dopo il vertice di Bruxelles, e la frattura è ancora più marcata con la Polonia, rispetto all’Ungheria, visto che proprio Morawiecki è leader di una forza politica molto importante all’interno dell’Ecr. Sulla posizione polacca comincia a farsi sentire anche il peso delle elezioni interne fissate in autunno: il governo polacco si è detto anche pronto a convocare un referendum contro i “ricollocamenti obbligatori” europei, che fra l’altro non sono previsti da alcun accordo o documento, una posizioene ribadita da Morawiecki nelle dichiarazioni finali: "Organizzeremo - ha detto un referendum perché i polacchi possano dire il loro parere sull'immigrazione irregolare, su chi è il padrone: Ue o un Paese sovrano". "La priorità dell'Ue - ha aggiunto - dovrebbe essere la sicurezza dei paesi, se non controlliamo la migrazione irregolare rischiamo di vedere nelle nostre strade quello che vediamo ora in altri stati membri".

Il compito di Meloni, accanto allo sviluppo dei rapporti commerciali (’interscambio commerciale tra Italia e Polonia è in forte crescita: 33,6 miliardi di euro nel 2022, pari a più 16 per cento, con un saldo positivo di 5,2 miliardi di euro, e l’Italia è il quarto fornitore e il sesto cliente della Polonia a livello globale), è stato quindi quello di sottolineare come Budapest e Varsavia rischino l’isolamento sul tema delle migrazioni, e di trovare una strada per arrivare a un punto d’incontro e ottenere finalmente quella condivisione dell’accoglienza di cui, anche per gli equilibri politici interni, il governo di Centro destra in Italia ha bisogno, anche se ha offerto una sponda al primo ministro polacco. "Non mi potrei mai lamentare - ha detto - di chi difende gli interessi nazionali, sono ammirata di come Morawiecki dimostra forza nel difendere l'interesse Polonia ma non c'è divisione , la nostra posizione è sostanzialmente la stessa: noi vogliamo fermare la migrazione illegale, dobbiamo e possiamo lavorare insieme per fermare la migrazione illegale prima che arrivi da noi".

Altri temi in agenda sono stati l'allargamento dell'Ue ai Balcani Occidentali, la riforma delle istituzioni Ue, e le elezioni europee, che vedono due leader uniti nella stessa formazione politica europea, data in forte ascesa in Europa: questo, accanto al sostegno all’Ucraina e al timore della crescita del nazionalismo russo, è un terreno comune fra i due e la chiave anche per trovare la via d’uscita allo stallo sui migranti. Riguardo l'allargamento dell'UE Meloni ha parlato di "riunificazione", perché, ha detto, "non considero che l'Unione Europea sia un club nel quale siamo noi a decidere chi ne fa parte chi no: più saremo e più le priorità delle quali ci occupiamo devono essere priorità circoscritte, che sono della dimensione della sussidiarietà: non faccia a Bruxelles quello che può meglio fare Roma, non faccia Roma da sola quello per cui serve Bruxelles".

Alessandro Martegani