“Mai comunicazione più stupida e inutile“. Risponde così il ministro degli esteri serbo Nikola Selaković alla nota diplomatica ricevuta da Zagabria e nella quale viene richiesta protezione e tutela per la minoranza croata della Vojvodina in seguito alle minacce e intimidazioni subite da alcuni esponenti di questa etnia attraverso le reti sociali. Ricordiamo che dopo la denuncia di Tomislav Žigmanov dell’Unione democratica dei croati di Vojvodina minacciato di morte, la polizia ha fermato un quarantenne di Subotica che da giorni stava insultando, insidiando tramite social media Jasna Vojnić presidente del Consiglio nazionale croato, istituzione apicale della Comunità croata in Serbia. Da qui la reazione della diplomazia croata che ha richiesto tutela, protezione e rispetto per la propria minoranza richiesta accolta da Belgrado- come abbiamo visto- con scherno, superficialità e toni sprezzanti.
“Mentre in Croazia il nostro capo dello stato Vučić e altre personalità politiche vengono sottoposte ad un linciaggio mediatico al quale nessuno intende porre fine, veniamo interpellati per delle opinioni espresse su reti che permettono ad ognuno di esprimere i proprio pensiero” afferma il ministro degli esteri serbo riferendosi all’ intricata vicenda che oltre che a questi risvolti interstatali va affrontata -bisogna dire- pure nel contesto delle diatribe interne alla minoranza croata in Serbia e alla quale sono garantiti diritti particolari che si contraddistinguono da area ad area.
In Vojvodina - assieme ad un'altra ventina di minoranze- i croati godono di una tutela speciale ma sono loro stessi a voler distinguersi tra croati e bunjevci con quest’ ultimi a reclamare maggiore autonomia: tanto da richiedere l’introduzione del loro dialetto quale lingua paritetica nel comune di Subotica, accanto alla lingua serba, croata e ungherese. Un’istanza che ha provocato malcontento tra la maggioranza , ma anche tra la stessa etnia croata che si ritrova dunque divisa nelle rivendicazioni.
Provenienti dalla Lika e dal Litorale dalmata e insediatisi in Vojvodina nel 17.esimo secolo, i Bunjevci rientrano nel ceppo croato, ma con la dissoluzione della Jugoslavia le autorità serbe hanno incoraggiato una diversificazione tanto da favorire lo sviluppo di un’entità nazionale autonoma e rendere così meno incisiva la minoranza croata che con i suoi 46 mila dichiarati è il quarto gruppo etnico della Vojvodina, dopo serbi, ungheresi e slovacchi. Al censimento di dieci anni fa, i Bunjevci, contavano invece all’incirca 17 mila persone, residenti soprattutto nell’ area di Subotica e comuni limitrofi, ma dove comunque “sono e rimangono una minoranza nella minoranza” dicono le istituzioni della comunità croata di Vojvodina e Serbia.
Lionella Pausin Acquavita