È partita con un forte aumento dell'affluenza alle urne la giornata elettorale in Montenegro, dove oggi sei coalizioni e cinque partiti si presentano ai circa 540mila elettori registrati per scegliere gli 81 deputati che siedono nel parlamento di Podgorica.
Gli ultimi sondaggi danno ancora in vantaggio il Partito democratico dei socialisti del presidente Milo Djukanović, che regge ininterrottamente le redini del paese dal 1991, e che dopo essere stato a lungo alleato di Slobodan Milošević ha guidato il Montenegro prima all'indipendenza nel 2006 e poi su posizioni sempre più marcatamente euro-atlantiche.
Rompendo con una lunga tradizione di vicinanza culturale e geo-strategica con Belgrado e Mosca, il Montenegro è infatti entrato ella Nato nel 2017 ed è oggi candidato a diventare membro dell'UE nonostante i perduranti problemi di corruzione e nepotismo.
Il sostegno all' “eterno” Djukanović sembra però in calo, dopo un anno di feroci polemiche su una controversa legge sulle proprietà ecclesiastiche – approvata nel 2019 - che ha messo il governo in rotta di collisione con l'influente Chiesa ortodossa serba, e un'economia in difficoltà a causa della pandemia di COVID che ha colpito a fondo il settore strategico del turismo.
Difficile pronosticare un cambio di guardia, ma in caso di buoni risultati per le principali coalizioni che sfidano il governo, quella conservatrice e filoserba riunita intorno allo slogan “Per il futuro del Montenegro”, e quella liberale e filoeuropeista de “la Pace è la nostra nazione”, Djukanović potrebbe essere costretto a cercare alleanze inedite in parlamento per conservare ancora una volta il potere.
Francesco Martino