Membro NATO ma con tradizionali forti legami con la Russia, il Montenegro ha annunciato venerdì scorso di aver imposto sanzioni a Mosca dopo l'invasione dell'Ucraina voluta da Putin. La politica a Podgorica resta però divisa. La notizia è arrivata venerdì scorso per bocca del vicepremier Dritan Abazović: il Montenegro si unirà alla maggior parte dei paesi europei ed imporrà sanzioni - per il momento ancora non specificate - nei confronti della Russia.
Il Montenegro è un paese piccolo, ma la decisione del governo potrebbe avere ricadute importanti: molti cittadini russi hanno investimenti nello stato sull'Adriatico, e numerosi yacht appartenenti a oligarchi vicini a Putin sono all'ancora nei suoi porti.
Nonostante il suo ingresso nella NATO nel 2017, il Montenegro ha tradizionali e forti legami con la Russia: ecco perché imporre sanzioni a Mosca dopo l'invasione dell'Ucraina, ordinata dal Cremlino a fine febbraio, è un processo che provoca non poche divisioni e resistenze. Il primo annuncio di misure contro la Russia era stato fatto già a inizio marzo, ma una decisione in tal senso era stata rimandata più volte. Un'esitazione di cui lo stesso Abazović aveva accusato l'attuale premier Zdravko Krivokapić.
Critiche per l'inazione del governo di Podgorica erano arrivate anche da numerose voci della società civile, ma anche dal presidente Milo Đukanović, per il quale questa passività "rischia di compromettere la nostra credibilità sia all'interno della NATO che nei confronti dell'Unione europea".
Le divisioni nella politica riflettono quelle presenti nell'opinione pubblica montenegrina, con una parte non indifferente della popolazione simpatetica nei confronti di Mosca. In risposta alla posizione di Podgorica, il Cremlino ha aggiunto il Montenegro alla sua lista di "paesi ostili".
Francesco Martino