Su richiesta del presidente bielorusso, Aleksander Lukašenko, la Russia ha costituito "unità di riserva delle forze di sicurezza" pronte a intervenire. Lo ha affermato il leader del Cremlino, Vladimir Putin, precisando che le "forze russe non verranno impiegate fino a che elementi estremisti della Bielorussia non oltrepasseranno i limiti, non cominceranno atti di violenza". Secondo il presidente russo, la posizione di Mosca sugli sviluppi in Bielorussia è molto più neutrale di quella di altri Paesi europei e degli Stati Uniti. "Riteniamo di poter risolvere i problemi in Bielorussia in modo pacifico", ha aggiunto Putin, "nella speranza di non dover impiegare la riserva delle forze di sicurezza".
Pronta la reazione del Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha invitato il capo dello Stato russo a non interferire nella crisi in Bielorussia, "un Paese indipendente e sovrano. E nessuno, neanche la Russia, non dovrebbe intromettersi", ha aggiunto Stoltenberg. Secondo le sue parole è inaccettabile che il regime di Aleksander Lukašenko cerchi di reprimere le proteste pacifiche dell'opposizione con l'uso della violenza. "Il presidente Lukašenko ed il regime di Minsk devono garantire che siano i cittadini a decidere sul futuro della Bielorussia", ha concluso.
Intanto a Berlino, all'incontro informale dei ministri degli Esteri europei, sono sorte divergenze significative riguardo i rapporti con la Bielorussia. I Paesi baltici ritengono che i piani attuali dell'Unione europea nei confronti della Bielorussia siano poco severi, "troppo simbolici" secondo il ministro degli esteri lituano. Le sanzioni nei confronti delle 15-20 persone, che hanno partecipato alle frodi nelle elezioni presidenziali bielorusse e la violenta repressione delle proteste, includono il divieto di viaggiare nell'UE e il congelamento dei beni.


E. P.

Aleksander Lukašenko Foto: Reuters
Aleksander Lukašenko Foto: Reuters