Sono migliaia i cittadini della regione balcanica in arrivo in Serbia per potersi vaccinare, tanto che nei giorni scorsi si sono formate lunghe code di auto ai valichi di frontiera, soprattutto quelli con la Bosnia Erzegovina.
Per il weekend in corso, la Camera di commercio serba – in collaborazione con il governo di Belgrado – ha messo a disposizione 10mila dosi di vaccino per gli imprenditori della regione e i propri dipendenti nei centri vaccinali di Belgrado e Novi Sad.
Ma in realtà, sono molti i cittadini bosniaci, montenegrini e macedoni che in questi giorni sono già riusciti a farsi vaccinare in Serbia dopo essersi registrati sul portale dedicato dell'amministrazione serba. In molti casi, anzi, le vaccinazioni sono state possibili anche in mancanza di registrazione, soltanto mettendosi in fila.
Due le cause che alimentano il fenomeno: da una parte la lentezza con cui i paesi balcanici riescono ad assicurarsi vaccini. Bosnia Erzegovina, Montenegro e Macedonia del Nord hanno puntato massicciamente sul meccanismo internazionale COVAX, che però finora ha deluso le aspettative.
Dall'altra il successo della Serbia, che grazie ad una strategia multi-vettoriale, ha ottenuto larghe quantità di vaccini dall'Occidente, dalla Russia e dalla Cina, riuscendo fino ad oggi a vaccinare più di due dei suoi sette milioni di abitanti.
Un risultato che permette ora alla Serbia di mostrare generosità nei confronti dei vicini, segnando un'innegabile affermazione d'immagine per il paese, forse la prima davvero importante dalla disgregazione violenta della Jugoslavia.
Francesco Martino