Lo studio prende come riferimento degli indicatori-chiave che permettono un confronto fra paesi diversi in periodi prolungati per capire se la povertà energetica è migliorata. Il sistema di valutazione standardizzato creato da Open Exp tiene conto degli sforzi nazionali nell'alleviare la povertà energetica domestica e quella nell'ambito dei trasporti. Le principali cause sono da ricercare negli alti costi delle bollette di elletricità e gas e nella mancanza di interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico. In fondo alla graduatoria si posizionano Bulgaria e Ungheria, per la prevalenza di elementi quali case umide con perdite significative, alto costo dell'energia per gli utenti domestici e l'impossibilità di mantenere le case sufficientemente calde d'inverno e fresche d'estate. Nella top five svettano invece Svezia, Lussemburgo, Austria, Danimarca e Paesi Bassi. La Slovenia è ferma ad un intermedio 15-esimo posto, mentre l'Italia scende ad un pessimo 22-esimo. Dalla graduatoria risulta evidente che si è andato a delineare un confine netto tra l'Europa meridionale e orientale, dove la povertà energetica ha raggiunto livelli allarmanti, e il virtuosismo dell'Europa nord-occidentale. Proprio per questo Sian Jones, la coordinatrice del progetto, sostiene che sia necessaria un'azione urgente a livello europeo per contrastare lo squilibrio tra i Paesi comunitari. Il nodo più importante risiede nel fatto che le persone hanno meno probabilità di essere in povertà energetica se i redditi sono più alti e la legislazione più severa, aggiunge. L'Unione Europea deve quindi promuovere approcci integrati, incluso il divieto di disconnessione, ed assicurare investimenti nell'efficienza energetica in ambito residenziale per le famiglie a basso reddito.
Maja Novak