È un invito a superare le chiusure e a riscoprire la solidarietà quello che Papa Francesco ha lanciato oggi da Bratislava, capitale della Slovacchia, durante il secondo giorno di visita nel paese centro-europeo.
Il Pontefice è stato oggi accolto dalla giovane presidente Zuzana Čaputová, proveniente da una famiglia operaia ed esponente del partito europeista Progresivne Slovenko, per incontrare poi tra gli altri esponenti della comunità ebraica locale.
Rivolgendosi ai fedeli, Francesco ha rinnovato l'invito a un'Europa solidale, l'unica strada per poter riportare il Vecchio continente “al centro della storia”, per poi ammonire contro i rischi dell'individualismo estremo, definito “nuovo pensiero unico” e chiedere la fine di ogni forma di “colonialismo ideologico”.
Il Pontefice ha poi parlato a lungo della pandemia da Covid-19, definita “la prova del nostro tempo”: che – ha detto Francesco - ci ha insegnato quanto sia facile “pensare solo a se stessi”, oppure riconoscere quanto siamo fragili e dipendenti l'uno dall'altro, rimboccarsi le maniche, e ripartire per “costruire insieme il futuro”.
Prima di arrivare in Slovacchia, il Papa si era fermato ieri per una visita lampo in Ungheria, paese divenuto negli ultimi anni simbolo delle politiche di chiusura, soprattutto nei confronti di migranti e rifugiati.
Francesco ha incontrato il premier sovranista Viktor Orban, che ha chiesto al Pontefice di “non lasciare che l'Ungheria cristiana perisca”. Anche a Budapest, però, il Papa ha parlato soprattutto della necessità di non chiudersi in una rigida difesa dell'identità, ma di “coltivare il sogno di una società fraterna”.
Francesco Martino