Era stata approvata nel 2019, e da oggi mette al bando il commercio di molti articoli di plastica monouso. La direttiva Sup (Single Use Plastic), mette al bando oggetti di plastica usa e getta che siamo abituati a utilizzare ogni giorno, e in particolare negli ultimi mesi a causa dell’aumento del consumo di cibo da asporto.
L’Unione Europea, impegnata nella svolta green, ha deciso di dire basta, e si è posta l’obiettivo di ridurre i rifiuti di plastica del 50 per cento entro il 2025, e dell’80 per cento entro il 2030.
Cannucce, piatti e posate, palette da cocktail, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo, ma anche bastoncini dei palloncini, o cotton fioc, e ogni altro prodotto per cui esistano in commercio alternative riutilizzabili, oggetti di uso frequente, ma anche trovati più comunemente sulle spiagge e nei mari, potranno essere venduti soltanto per esaurire le scorte, ma non potranno più essere prodotti.
Per altri articoli come attrezzi da pesca, sacchetti, bottiglie, contenitori per bevande e alimenti in polistirene, confezioni e involucri, filtri per tabacco, articoli sanitari e salviette umidificate, si applicheranno invece misure di riduzione progressiva del consumo, schemi di etichettatura e costi più alti per i produttori.
Gli Stati membri avevano due anni di tempo per recepire la legislazione nel loro ordinamento nazionale e il termine è scaduto.
Non tutte le regole sono però chiare: in Italia, ad esempio, è stato aperto un contenzioso con Bruxelles sulle linee guida per l’applicazione della direttiva, che avevano inserito fra gli oggetti monouso da bandire anche quelli in plastica compostabile, che in realtà impattano di meno sull’ambiente, e gli imballaggi in carta plastificata, con un contenuto di polimero inferiore al 10 per cento, entrambi prodotti su cui l’industria italiana, primo produttore di plastica in Europa, ha puntato molto.
Il contezioso è in via di risoluzione, con disponibilità da parte della Commissione europea, ma rimane il fatto che l’impatto su molti settori, a cominciare da quello della ristorazione, potrebbe essere importante, basti pensare ai fast food che ormai in molti casi utilizzano imballaggi di carta plastificata. Rimane poi tutto da valutare l’impatto del passaggio ad altri tipi d’imballaggi, che avranno comunque un effetto sull’ambiente per l’aumento di produzione richiesto, e sui settori industriali che saranno coinvolti dal blocco.
In ogni caso, gli imballaggi di carta plastificata o altri materiali, anche se fossero consentiti, costerebbero molto di più con un prevedibile effetto di rincari sui consumatori e una riduzione dei consumi.
Alessandro Martegani