Austria, Slovenia e Repubblica Ceca non hanno dato il loro assenso alla proposta di mediazione. Per questo motivo, gli altri 24 Stati membri si stanno organizzando insieme per l'azione di solidarietà, in modo tale che i cinque Paesi più colpiti dalla penuria di vaccini - Bulgaria, Estonia, Croazia, Lettonia e Slovacchia - possano comunque ricevere i 2,8 milioni di dosi in più. "E' un segnale importante nel mezzo della crisi del Covid, che la vasta maggioranza dei membri Ue mostri solidarietà ai Paesi particolarmente colpiti dalla penuria di vaccini. È deplorevole che Austria, Slovenia e la Repubblica ceca rifiutino di fare un gesto solidale", ha commentato un diplomatico europeo. È stato anche fatto osservare che in estate la Slovenia assumerà la presidenza di turno dell'UE e che quanto successo non costituisce un buon segnale. I negoziati degli Ambasciatori Ue hanno portato a modifiche della proposta di mediazione della presidenza portoghese del Consiglio, ma il nodo sulla divisione dei dieci milioni di dosi di Biontech-Pfizer, anticipati come detto al secondo trimestre, non è stato risolto. La decisione sulla distribuzione doveva essere raggiunta all'unanimità. La mediazione prevedeva che sette milioni di sieri venissero distribuiti secondo il criterio pro-rata, cioè la chiave basata sulla popolazione di ogni singolo Paese, mentre i restanti tre milioni dovrebbero essere suddivisi secondo uno schema di solidarietà tra i Paesi individuati come quelli in maggiore difficoltà con le campagne vaccinali. Il premier Janša ha spiegato che si è insistito soprattutto per aiutare la repubblica ceca. Per Austria e Slovenia la soluzione proposta era accettabile, non per Praga, che in questa fase è molto colpita dall'emergenza Covid. Secondo Janša lo schema di solidarietà avrebbe dovuto riguardare almeno la metà dei dieci milioni di sieri, in modo da includere anche la repubblica ceca.
Delio Dessardo