La Croazia condanna fermamente la decisione della città di Trieste di inaugurare un monumento a Gabriele D’Annunzio nel giorno del centesimo anniversario della presa di Fiume. Questo quanto si legge nella nota del ministero degli esteri di Zagabria. Nel testo si sottolinea che, anche se si tratta di una decisione presa a livello locale, un simile gesto rovina i rapporti bilaterali e riconosce una ideologia e gesti che sono in contrasto con i valori europei.
Il capo dello stato croato, Kolinda Grabar Kitarović, invece ha rimarcato che Fiume era e resta l'orgoglio della patria croata e che pertanto il monumento triestino a D'Annunzio, che pone in rilievo l'irredentismo e l'occupazione, è inaccettabile.
Ferma condanna anche da parte del sindaco di Fiume Vojko Obersnel sia per la posa del monumento sia per quanto accaduto in città in queste ore. Il primo cittadino invita anche i fiumani alla mostra in programma questa sera dedicata al periodo dannunziano in città. Un uomo che, secondo Obersnel, ispirò il fascismo e Mussolini e che distrusse tutto quello che toccò.
Ad accendere le polveri, oltre che all'inaugurazione della statua, anche alcuni episodi che hanno contribuito a surriscaldare ulteriormente il clima. Questa notte sull’edificio del consolato croato a Trieste sono stati affissi volantini in cui si chiede il ritorno della città all’Italia. Come riporta il Primorski dnevnik la firma è quello del movimento neonazista Fronte Veneto Skinheads. A Fiume in mattinata un gruppo chiamato “La banda degli idraulici” ha affisso un tricolore sabaudo sul Palazzo del Governo, che ospitò D’Annunzio durante la sua permanenza in città. In una farneticante dichiarazione, gli autori accomunano la difesa dei confini, l’immigrazione e tirano un parallelo tra il governo Nitti e il governo Conte, “che rappresenterebbero gli interessi della élite finanziaria, antinazionale ed antipopolare”. La voce del popolo, il quotidiano della minoranza italiana di Slovenia e Croazia, nella sua edizione on line commenta che “chi si rende protagonista di queste gesta, non si rende conto che in questa città vivono, parlano, scrivono, studiano, lavorano italiani”. Con queste azioni – aggiunge il giornale- “vista l’aria che tira, passare dall’identificazione di italiano uguale fascista ci vuole poco con tutti i rischi che si corrono. L’abbiamo già passato in altri tempi, non è piacevole…”.
Il presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri, tenta di gettare, intanto, acqua sul fuoco di un centenario che probabilmente non si immaginava così. Liquida le provocazioni definendole “impresine patetiche” e ci tiene a precisare che nessuno oggi mette in dubbio la sovranità croata su Fiume, così come D’Annunzio non metteva in dubbio, all’epoca, quella francese su Nizza. “La mia posizione – sottolinea- non è affatto irredentista. Ho dato tantissimi segnali di pace a quello che voglio chiamare il comune di Rijeka. Oggi andrò in piena amicizia a parlare alla comunità degli italiani ed alla mostra che si inaugura al Palazzo del Governo”.
A Ronchi, da dove partirono esattamente cent’anni fa i legionari, si svolgeranno due manifestazioni contrapposte, una che ricorda l’impresa e l’altra che invece rivendica l’attaccamento della città ai valori della Resistenza. Nella notte ai principali ingressi della città e nelle principali vie sono comparsi decine di manifesti antidannunziani, che in mattinata sono stati prontamente rimossi.
Stefano Lusa