Accordo su Ucraina, Cina e Tunisia, ma non sui migranti, e rimane l’incognita dell’adesione dell’Italia al Mes. Gli auspici di un accordo sul capitolo più delicato del Consiglio europeo, la gestione delle migrazioni, sono in parte andati delusi.
Nonostante la sintonia fra l’Italia, uno dei paesi con il maggior numero di sbarchi, e i vertici europei per una gestione condivisa, che superasse il concetto di paesi di primo arrivo e di transito, l’opposizione di Ungheria e Polonia, due paesi considerati “sovranisti”, e che in linea di principio dovrebbero fare fronte comune con il governo di centro destra in Italia, ha ridotto la portata dell’accordo.
Giorgia Meloni ha anche provato a mediare, incontrando a margine dei lavori il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, e quello ungherese Viktor Orbán, ma i buoni uffici non sono serviti e il vertice si è chiuso senza una dichiarazione comune sui migranti, lasciando il compito di tirare le conclusioni al presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
L’impressione è che proprio Meloni, leader del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, che riunisce le forze sovraniste, punti ad avere un ampio appoggio nella gestione dei migranti e abbia anche bisogno della tolleranza di Bruxelles per rinviare ulteriormente la firma del Mes. Contemporaneamente al vertice europeo, infatti, alla Camera in Italia la maggioranza ha presentato un emendamento per rinviare di altri quattro mesi al ratifica del trattato sul fondo salvastati.
Al momento la premier italiana, quindi, sembra preoccuparsi soprattutto di mantenere la sintonia con i vertici europei e Ursula Von der Leyen, più che con i governi sovranisti, nonostante le parole dure verso Europa e Bce pronunciate in Parlamento, più a uso interno che altro.
In ogni caso Meloni si è detta “soddisfatta” del vertice: “la svolta totale è sulla dimensione esterna, non interna, del problema migratorio”, ha detto, aggiugendo, sulla posizione di Polonia e Ungheria, di non essere insoddisfatta: “non sono mai insoddisfatta da chi difende i propri confini nazionali”.
A marcare le distanze fra l’Italia e i due paesi sovranisti è però arrivato il commento del ministro degli esteri Antonio Tajani: “Noi andiamo avanti nella nostra direzione, poi gli altri Paesi si muovono come ritengono più opportuno, ma mi auguro che Ungheria e Polonia siano più ragionevoli”.
Sempre sul tema immigrazione il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha auspicato che le trattative tra i Paesi Ue sul Patto sull'asilo e la migrazione “siano concluse rapidamente prima delle Europee”. La prima intesa raggiunta all'inizio di giugno da parte dei ministri “è stata un successo molto importante”, ha aggiunto, ma ci sono “compromessi che dobbiamo accettare”.
La sintonia fra i partner europei è invece stata confermata su altri temi come i sostegno all’Ucraina e i rapporti fra Unione Europea e Cina, che, hanno scritto i 27 nelle conclusioni finali “continuano ad essere importanti partner commerciali ed economici”; Bruxelles cercherà di garantire “condizioni di parità” in modo che le relazioni commerciali ed economiche siano reciprocamente vantaggiose, ma anche a “ridurre le dipendenze e le vulnerabilità critiche, anche nelle sue catene di approvvigionamento, e a ridurre i rischi e a diversificare dove necessario e appropriato”.
Alessandro Martegani