Confermati i buoni rapporti tra Slovenia e Turchia. Ieri ad Ankara i colloqui tra i presidenti Borut Pahor e Recep Tayyip Erdogan, nella seconda giornata della visita del capo dello stato sloveno, conclusasi in serata con una cena solenne. Si è parlato anche della guerra in Ucraina e dei Balcani occidentali. Pahor ha annunciato un probabile nuovo incontro con Erdogan a fine settembre, a margine dell'Assemblea generale dell'ONU. In precedenza, Erdogan sarà in visita in Serbia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, e Croazia, ha detto Pahor, che il 12 settembre ospiterà il vertice dell'iniziativa Brdo-Brioni, incentrata sulle prospettive di integrazione dei paesi dei Balcani occidentali nell'Unione Europea. Una iniziativa, lo ricordiamo, lanciata nel 2010 proprio dall'attuale presidente sloveno, all'epoca premier, e dalla sua omologa croata Jadranka Kosor. È un fatto importante, ha rilevato Pahor, che Erdogan non sottovaluti il problema dei Balcani occidentali che, a causa della guerra in Ucraina, molti non vedono e non prendono in considerazione. È una regione che merita pace, sicurezza, benessere e la prospettiva europea. Bruxelles invece esita troppo, avverte Pahor, e non la considera una questione politica di prima categoria. Apprezzamento di Lubiana per l'impegno di Erdogan e della Turchia nella mediazione tra Ucraina e Russia che ha portato come risultato tangibile all'accordo sul grano e per la disponibilità di Ankara ad un compromesso con Finlandia e Svezia, che ha aperto la strada all'ingresso dei due paesi nella NATO. Sul piano bilaterale Pahor ha evidenziato che questo è stato il suo 18.esimo incontro con Erdogan, il primo risale al 2011, quando entrambi erano premier e quando era stato firmato l'accordo di partenariato strategico. Da allora l'interscambio commerciale è più che raddoppiato e società turche sono impegnate in Slovenia nella realizzazione di importanti progetti, come il secondo binario sulla Capodistria-Divaccia e il secondo traforo delle Karavanke.
Delio Dessardo