135 su 199 dovrebbero essere i seggi che il partito di Orban Fidesz dovrebbe occupare nell'assemblea naizonale ungherese, garantendo nuovamente al suo leader indiscusso una maggioranza granitica. Orban si assicura così il suo quarto mandato consecutivo, continuando a portare avanti il suo progetto politico, ribattezzato democrazia illiberale, che in più occasioni ha causato frizioni tra Budapest e l’Unione europea per la corruzione diffusa e soprattutto per la violazione di tutta una serie di diritti fondamentali, come la libertà di di stampa e della magistratuta .
La coalizione di sei partiti riunitisi per tentare di scalzarlo, non ce l’ha fatta anche a causa del complesso sistema di voto messo in piedi in questi anni dallo stesso Orban, e dell’impossibilità di fare campagna elettorale a causa delle regole in vigore. Il candidato dell’opposizione Peter Marki-Zay , ad esempio, ha avuto a disposizione solo cinque minuti in totale per presentare il suo programma sui media nazionali, a causa di un regolarmento imposto dal governo.
In ogni caso Orban ha dimostrato di continuare a raccogliere il consenso nel paese, dove neanche le suo posizioni pro-russe per quanto riguarda il conflitto in Ucraina non hanno scalfito la sua immagine, visto che il premier si è giustificato dicendo di difendere così solamente gli interessi economici del Paese, e che appoggiando l’Ucraina si rischierebbe solo di spingere l’Ungheria verso la guerra.
Ora bisognerà vedere come si muoverà nei prossimi anni e dove Orban vorrà portare ulteriormente il Paese, in cui secondo lo sconfitto Marki Zay vige “in un sistema ingiusto e disonesto” contro il quale gli oppositori di Orban e del suo modello non avrebbero potuto fare di più.
Barbara Costamagna