Dopo un anno di audizioni, missioni ed indagini, il rapporto firmato dalle relatrici tedesca Hohlmeier della CSU e belga Stevens di Conservatori e Riformisti stima che nell'Unione Europea siano presenti tra i 50 ed i 70 mila jihadisti ed evidenzia carenze pratiche e legislative nella lotta al terrorismo, deplorando in determinati stati membri i bassi tassi di condanna e sentenze inadeguate. La bozza denuncia gravi carenze nella politica di controllo delle frontiere esterne, in quanto almeno 8 autori di attentati tra il 2015 ed il 2016 sono entrati in Grecia attraverso flussi irregolari. Nel documento si chiede una svolta per una migliore protezione delle frontiere esterne e si descrive un ecosistema della radicalizzazione che si traduce in discorsi intolleranti verso le religioni, aperto anti semitismo, rifiuto dell'uguaglianza tra uomo e donna, rifiuto dei valori europei, del pluralismo e della scienza. Secondo il documento questo ecosistema si nutre di prediche di odio, di contenuti estremisti cartacei ed on line, social media, e di un focolaio particolare nelle carceri. Il rapporto elenca una lunga serie di misure che dovrebbero essere adottate, esortando intanto gli stati ad incoraggiare e tollerare solo quelle pratiche che siano pienamente conformi ai valori europei, intervenendo contro la letteratura religiosa, i canali televisivi, e chiedendo la chiusura senza indugio delle moschee o dei luoghi di culto che non aderiscono ai valori europei ed incitano alla violenza o al jihad.
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