In attesa che la Camera dei Comuni emetta il suo verdetto sull'incompetenza del Governo e di chi lo guida a seguito della mozione di sfiducia presentata dal leader laburista Jeremy Corbyn dopo la bocciatura dell'accordo sul negoziato con Bruxelles - il voto finale è previsto in serata - la premier Theresa May, ha ribadito che sul tavolo non vi sono altre varianti e che se dovesse essere riconfermata nell'incarico, continuerà a lavorare per trovare una soluzione soddisfacente. Per ora, dunque, nessuna dimissione. Se la May dovesse perdere, avrà altri 14 giorni per calendarizzare un nuovo voto di fiducia: in caso di ulteriore sconfitta, si aprirebbe automaticamente la porta a elezioni generali. Se si arrivasse al cambio di inquilino di Downing Street, potrebbe succedere di tutto, da un secondo referendum sulla Brexit ad una soluzione "no deal". In questo caso l'Ue potrebbe decidere di prorogare l'articolo 50 oltre il 29 marzo 2019.
Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, ha denunciato ora "il rischio di un ritiro disordinato del Regno Unito dalla Ue è aumentato, mentre non vogliamo che ciò accada. La Commissione continuerà nel suo lavoro di emergenza per assicurarsi di essere pienamente preparata". Anche il negoziatore Ue Michel Barnier ha ammonito che non è mai stato così forte il rischio di un divorzio senza accordo tra le due parti. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani è stato più categorico: "Non credo che ci sia molto da cambiare. Al Regno Unito era stato concesso tutto ciò che chiedeva quando era parte integrante dell'Unione europea. È stato concesso tutto ciò che potevamo concedere senza ledere gli interessi dei cittadini europei: non credo che si possa aggiungere altro".
Il ministro degli Esteri sloveno, Miro Cerar si è rammaricato che il Parlamento britannico non abbia confermato l'accordo di separazione con l'UE. Finora, ha ribadito il ministro: "L'UE ha sempre negoziato in buona fede con il desiderio di mantenere la cooperazione costruttiva in futuro".
Corrado Cimador