L'articolo 7 del trattato sull'Unione europea prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione all'Unione europea in caso di violazione grave e persistente da parte di un paese membro dei principi sui quali poggia l’Unione, libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto. Questo procedimento ai danni dell'Ungheria e della Polonia è in fase di stallo da anni ormai inquanto non gode del sostegno sufficiente a livello UE. Nello specifico, la Polonia, in procedimento dal 2017, ha superato cinque udienze, tre solamente nel 2018, mentre l'ultima a febbraio. Il segretario francese Beaune intervenuto alla plenaria del Palamento europeo ha spiegato che la Polonia ha presentatole sue posizioni sul tema delle controverse azioni disciplinari ai danni dei giudici e si è augurato che il dialogo tra il paese e la Commissione produca dei risultati concreti. Il Vicepresidente della Commissione per i valori e la trasparenza, Vera Joureva ha valutato positivamente i passi in avanti compiuti dalla Polonia, ammonendo che la normativa del paese dovrà essere in armonia con il diritto comunitario. Restano però le perplessità sui temi legati all'articolo 7 del trattato. Per quanto riguarda invece l'Ungheria, il procedimento è in corso dal 2018, un ennesima udienza è attesa il 30 di maggio su proposta della stessa Ungheria.» La scelta della data dimostra che sono intenzionati portare a termine il procedimento» si è detto certo Beaune. La Joureva, dispiaciuta per il fatto che l'Ungheria non ha compiuto nessun passo concreto, ha ricordato entrambi, pure la Polonia che l'Ue ha la possibilità di subordinare i fondi europei al rispetto dello stato di diritto. Martedì, il Presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, aveva detto che l'Ue potrebbe decidere di trattenere i fondi destinati all'Ungheria. Intervenuta in un discorso al Parlamento Europeo la Von der Lyen aveva spiegato che il meccanismo era stato approvato già nel 2020, ma la Commissione aveva atteso che la Corte di Giustizia dell’Ue ne appurasse la legittimità.
Dionizij Botter