Si chiama “Nutri Score”, ma è stato subito ribattezzato sistema di “etichette a semaforo”: il sistema di etichettatura, che valuta la pericolosità dei cibi, è in uso in Francia da tre anni, ed è poi entrato anche in altri paesi come il Belgio, ma la proposta di allargarlo a tutta Europa ha provocato l’immediata reazione dell’Italia, che già aveva protestato in questi anni.
Le etichette a semaforo classificano i cibi sulla base di una combinazione di cinque lettere e cinque colori, valutando livelli di grassi, sale e zucchero: un sistema facile da leggere, ma che ha provocato la levata di scudi di Roma.
Il problema riguarda il giudizio dato a prodotti simbolo della Penisola. Il Parmigiano, in una scala che va da "A verde", a "E rosso", è stato infatti classificato dal sistema francese "arancione D", uno scalino al di sopra del cibo spazzatura; stessa sorte per l’olio extravergine d’oliva, che ha ottenuto lo stesso punteggio dell’olio di colza, mentre il prosciutto crudo ha ottenuto addirittura il "rosso E".
Fra l’altro il giudizio sulle etichette a semaforo è contrastante, e aziende come Danone e Findus, ma anche Auchan e Carrefour, che hanno accettato il sistema in Francia, si rifiutano di applicare il logo nutrizionale in Italia.
Il sistema a semaforo, che potrebbe essere adottato anche dal Comitato sull’etichettatura alimentare del Codex, l’organismo congiunto di Fao e Oms, è di immediata comprensione, ma rischia di costare carissimo al sistema agroalimentare italiano, che ha reagito: Gian Lorenzo Cornedo, rappresentante permanente dell’Italia all’Oms ha inviato una presa di posizione ufficiale, contestando il Nutri-Score francese, e la partita si giocherà a primavera di fronte alla Commissione europea, che dovrebbe decidere uno standard di etichettatura dei prodotti alimentari.
A sua volta l’Italia ha proposto un altro sistema di etichettatura, cosiddetto "a batteria", che si basa sull'indicazione delle quantità di un determinato prodotto che ogni individuo dovrebbe assumere giornalmente: più difficile da interpretare, ma che non esprime giudizi di merito sugli alimenti.
Alessandro Martegani