Si intensifica la guerra sul fronte ucraino, con attacchi russi e riconquiste del territorio da parte di Kiev. Scambio di accuse reciproche per attacchi ai civili, prosegue la ricerca del dialogo per una via d'uscita diplomatica dal conflitto, ma una soluzione sembra ancora distante.
Il fronte della guerra ucraina sembra essere a un bivio, in un'altalena costante fra la possibile escalation del conflitto e la costruzione di un dialogo diplomatico, aperto su più fronti, che non riesce a trovare terreno fertile.
Così da un lato le forze ucraine avanzano e annunciano la riconquista di 500 km2 nell'area di Kherson. Mentre dall'altro il Cremlino rilancia e contrattacca sia sul piano militare, con quelli che il ministero della Difesa di Mosca ha definito "violenti attacchi" in prima linea nella regione di Donetsk, che su quello della narrazione, con accuse da parte del Cremlino di presunti crimini ucraini contro i civili nella regione di Kharkiv. Kiev respinge le accuse e, al contrario, denuncia bombardamenti di Mosca nei territori da cui i russi si sono ritirati.
Persiste invece lo stallo sul fronte dei negoziati, nonostante numerosi e ripetuti tentativi da parte dell'Europa, con il presidente francese Macron, che da parte del presidente turco Erdogan. Però il leader ucraino Zelensky li ritiene «impossibili fino alla completa liberazione dei territori occupati», mentre Mosca, tramite l'esperto capo della diplomazia Lavrov, torna sempre alle domande e preoccupazioni espresse a febbraio nei primi giorni dell'invasione: RIORGANIZZARE IL SISTEMA DI SICUREZZA EUROPEO. Un messaggio alla Casa bianca che trova ascolto anche dalla Cina, che si dice disposta a lavorare con Mosca a un ordine internazionale «più giusto e razionale».
Valerio Fabbri