Dopo Donald Trump, ad essere zittito dall’anchorman di turno in diretta tv è stato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz.
Nel notiziario delle 22 della tv pubblica austriaca dello scorso mercoledì sera il cancelliere presentando gli allentamenti al lockdown annunciati qualche ora prima ha, infatti, ripreso le parole dette in conferenza stampa, imputando la necessità di introdurre la quarantena per chi entra nel paese, soprattutto ai residenti che già quest’estate avevano trascorso le vacanze nei loro paesi di origine (soprattutto a quelli provenienti dai Balcani) che secondo lui avrebbero portato il contagio dentro il paese.
Un’affermazione contestata già nelle ore precedenti dai media austriaci che avevano accusato il cancelliere di utilizzare gli immigrati come capro espiatorio, e che ha fatto trasalire anche il giornalista in studio Armin Wolf che ha immediatamente zittito il cancelliere accusandolo di dire falsità visto che in Austria è dimostrato che il 70% dei contagi attuali è “prodotto in casa”.
Kurz ha questo punto ha cercato di rimediare dicendo che non intendeva farne una questione di nazionalità, ma anche in questo caso Wolf è prontamente intervenuto riportando le precise accuse fatte dal cancelliere nei confronti dei migranti.
Un'altra dimostrazione che un certo linguaggio politico che strizza l’occhio al populismo sembra continuare a resistere in parte delle politica austriaca, riemergendo in situazioni di crisi come questa. D’altronde qualcuno mercoledì è trasalito sentendo riecheggiare nelle parole del cancelliere la parola “Dein Heimatland”, un concetto di teutonica memoria che cozza con la realtà multietnica del paese.
Barbara Costamagna