Il numero dei contagi in Serbia, il paese più colpito dal COVID19 nei Balcani con oltre 9600 casi registrati e duecento vittime è ora in forte calo: il governo di Belgrado ha quindi annunciato che da domani metterà fine allo stato di emergenza imposto lo scorso 15 marzo.
Insieme all'allentamento delle misure anti-coronavirus, il presidente Aleksandar Vučić, dopo aver incontrato parte dello spettro politico serbo, ha annunciato la nuova data per le elezioni politiche, che verranno tenute il prossimo 21 giugno, dopo essere state rimandate proprio a causa dell'epidemia.
Se la crisi coronavirus sembra in fase di normalizzazione, l'atmosfera politica in Serbia si è fatta incandescente: negli ultimi giorni molti cittadini, bloccati in casa dal lockdown, manifestano contro governo e presidente battendo pentole dalle proprie finestre, mentre gruppi di sostenitori di Vučić hanno inscenato proteste sui tetti di alcune città, arrivando ad aggredire verbalmente il leader dell'opposizione Dragan Đilas.
Per Vučić ci sono quindi le condizioni per arrivare ad elezioni democratiche e regolari: durante il mese di maggio saranno comunque vietati i comizi pubblici, che saranno autorizzati a giugno solo con l'eventuale consenso delle autorità sanitarie.
L'opposizione però la pensa diversamente: l'Unione per la Serbia, alleanza anti-Vucic ad ampio spettro, dalla sinistra all'estrema destra, ha annunciato il boicottaggio del voto. Alla stessa conclusione è arrivato anche il movimento Serbia Libera, che come misura minima per partecipare alle consultazioni chiede pari accesso per i partiti d'opposizione ai canali del servizio pubblico.
Francesco Martino
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