Si tengono oggi in Serbia le prime elezioni politiche in Europa dallo scoppio dell'epidemia di COVID-19, già previste lo scorso aprile e rimandate proprio a causa della pandemia. Ventuno i partiti e le coalizioni in gara, con circa sei milioni e mezzo di cittadini con diritto di voto.
La competizione elettorale si annuncia però tutt'altro che combattuta: il vincitore - di fatto - è già noto, è il presidente Aleksandar Vučić, che dopo aver dominato la scena politica serba per quasi un decennio si appresta ad un nuovo trionfo, puntando alla maggioranza assoluta nel prossimo parlamento.
I principali partiti dell'opposizione, infatti, hanno deciso di boicottare la tornata elettorale, denunciando il progressivo degrado della democrazia in Serbia sotto il governo di Vučić e del suo Partito progressista serbo, fatto di controllo sempre più asfissiante delle istituzioni e dei media.
Alla chiusura delle urne, prevista alle 20.00 di stasera, il dato più interessante sarà quindi quello relativo all'affluenza, che potrebbe essere influenzata, oltre che dal boicottaggio, da un nuovo riacutizzarsi dei casi di coronavirus registrato in Serbia dopo l'allentamento delle misure anti-epidemiche.
Oltre al Partito progressista, solo gli alleati socialisti del ministro degli Esteri Ivica Dačić sono sicuri di entrare nel prossimo parlamento. Tra i partiti minori in lotta per passare la soglia di sbarramento, abbassata per queste consultazioni al 3%, anche i radicali di Vojislav Šešelj, condannato per crimini di guerra dal Tribunale internazionale dell'Aja.
Francesco Martino