La transizione verso una politica più verde è arrivata nonostante la reticenza di alcuni Paesi come Polonia e Germania ma anche la stessa Commissione europea, che fino all'ultimo hanno cercato di rimandare quanto più possibile l'interruzione dei finanziamenti sui fossili e in particolare sull'utilizzo del gas naturale, considerato da anni importante per l'evoluzione energetica europea. Vista la forte resistenza, il Consiglio d'amministrazione della Banca ha approvato la nuova politica dopo aver più volte modificato la bozza e posticipato di un anno l'interruzione del sostegno a questo tipo di progetti. In quest'ottica, la Commissione ha già dal 2013 più che raddoppiato i contributi per permettere ai Paesi di sviluppare programmi per la riduzione delle emissioni e affrontare l'impatto dei cambiamenti climatici. Frans Timmermans, il coordinatore dell'agenda verde, il progetto di rinascita urbana più importante d'Europa, ha sottolineato come in questo momento l'Ue abbia l'opportunità unica per condurre il resto del mondo verso un futuro più luminoso e sostenibile. L'Esecutivo comunitario si è detto soddisfatto dell'accordo raggiunto soprattutto perché verrà implementato in maniera graduale, salvaguardando quelli che vengono definiti "progetti di interesse comune" ovvero di interconnessione e stoccaggio del gas, vitali per l'approvvigionamento energetico del vecchio continente. L'ambizioso piano punta entro il 2030 a sbloccare un trilione di euro in azioni per il clima e progetti sostenibili per accelerare l'efficienza energetica del continente europeo e il pieno utilizzo di fonti rinnovabili, in linea con gli obiettivi previsti dall'accordo sul clima di Parigi.
Maja Novak