Il nuovo regolamento europeo sui servizi digitali prevede obblighi proporzionati alla dimensione della piattaforma che li “ospita” nell'ottica di ridurre la diffusione online di contenuti fuorvianti e prodotti illeciti, intensificare la salvaguardia dei minori e fornire agli utenti un’ampia gamma di opzioni e informazioni più accurate.
In pratica il Digital Services Act si basa sul principio che ciò che è illegale offline debba esserlo anche online. Non si applica solo ai social network, ma anche alle piattaforme di prenotazione di viaggi, i servizi di cloud, gli app store, i mercati online e i motori di ricerca.
Si vuole così creare un ambiente digitale più sicuro ed affidabile ed incrementare la salvaguardia dei diritti dei consumatori.
Meta, intanto, ha creato un Centro di Trasparenza, dove si trovano tutte le informazioni su come gli algoritmi agiscono sulle piattaforme per proporre i contenuti consigliati. Si potranno, inoltre, classificare i contenuti seguiti in ordine cronologico, dal più recente, senza utilizzare le raccomandazioni dell'intelligenza artificiale.
Ma c'è anche chi si mette di traverso a queste novità, come il marketplace Amazon, che nelle scorse settimane è sceso in campo contro il regolamento europeo. Il gigante dell’e-commerce ha presentato richiesta alla Corte di giustizia dell’Ue di annullare la decisione con cui la Commissione europea l’ha classificato tra le grandi piattaforme online che ricadono sotto una serie di obblighi aggiuntivi, tra cui vigilare sulla pubblicazione di contenuti che incitino all’odio o diffondano disinformazione. Scelta di ricorrere condivisa anche da Zalando.
Davide Fifaco