Secondo quello che è emerso da uno studio di Oxfam e ActionAid 722 società globali hanno realizzato complessivamente più di 917 miliardi di euro all'anno di extra-profitti nel 2021 e 2022. L'analisi è stata fatta a partire dalla classifica Global 2000 di Forbes, dalla quale emerge una crescita degli extraprofitti del 10%. Nel frattempo, secondo le due Ong, un miliardo di lavoratori in 50 Paesi ha subito una riduzione reale dei salari di 686 miliardi di euro nel 2022. Una parte consistente di queste aziene appartiene al settore energetico, dove negli ultimi anni si sono registrati i guadagni più alti.
A giugno, un rapporto del Fondo Monetario Internazionale ha segnalato che quasi la metà dell'aumento dell'inflazione in Europa negli ultimi due anni è dovuta all'aumento dei profitti aziendali. Anche la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha dichiarato che i profitti aziendali sono stati il principale motore dell'inflazione nel 2022 e lo saranno ancora nel 2023.
In teoria lo scorso settembre, i ministri dell'energia dell'UE hanno concordato una tassa temporanea sugli extra-profitti delle società di combustibili fossili che beneficiano dell'impennata dei prezzi dell'energia. L'imposta, definita "contributo di solidarietà", si applica sui profitti che superano il 20% dei profitti medi annuali di una società dal 2018. Sebbene ogni Stato membro dell'UE sia tenuto ad applicare la tassa, alcuni devono ancora adottare le misure, per questo si sta lavorando per garantire la piena conformità con il diritto comunitario, ridurre le diseguaglianze sempre più evidenti e dannose e spingere le imprese a reinvestire i guadagni.
Barbara Costamagna