L'ex leader dei serbi di Kosovo Radoičić si è assunto la responsabilità politica dell'attacco di domenica scorsa alla polizia kosovara, verificatosi nel villaggio di Banjska. L'attacco è costato la vita a un agente e ad altre tre persone negli scontri che ne sono seguiti. Nel comunicato diffuso dal suo avvocato, Radoičić ha parlato di "difesa della nazione" e di un piano votato alla "resistenza del popolo serbo di questa zona a resistere al terrore che sopporta ogni giorno", una copertura politica che però è risultata poco convincente.
In seguito agli attacchi, le autorità del Kosovo hanno arrestato sei presunti aggressori con diverse accuse, inclusa quella di terrorismo. Le autorità di Belgrado hanno ripetutamente negato il loro coinvolgimento nell'incidente, mentre Pristina, guidata dal primo ministro del Kosovo Albin Kurti, sostiene che la Serbia ha fornito supporto logistico agli aggressori. Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha detto che Radoičić ha già rassegnato le dimissioni dalla carica di vicepresidente della Lista Srbska.
Intanto il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha annunciato che l'organizzazione nordatlantica invierà rinforzi in Kosovo come parte della missione KFOR, impegnata nel monitoraggio della situazione nel nord del paese. Il messaggio di Stoltenberg arriva il giorno dopo che il portavoce della KFOR, colonnello Andrea Gallieni, ha dichiarato al portale albanese ABC News che il rafforzamento della missione Nato in Kosovo è stato negato e che le truppe sono concentrate solo nelle zone più sensibili. Segno evidente che è profonda la preoccupazione per la tensione costante, sempre sul punto di ebolizzione, cos' come la confusione nel nord del paese.
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