Theresa May si arrende ed apre ad un compromesso con il leader laburista Jeremy Corbyn per trovare una proposta di "accordo condiviso" sulla Brexit, in grado di ottenere la maggioranza in Parlamento. La premier Tory non ha escluso il no deal a priori, ma ha insistito sul divorzio con un accordo come la soluzione migliore, indicando di voler chiedere a Bruxelles "una breve estensione" ulteriore del rinvio dell'uscita dall'Ue.
La svolta arriva sull'orlo del baratro, con una Gran Bretagna a rischio caos e il sistema politico allo sbando, paralizzato da veti e bocciature incrociate.
La May ha affermato di aver sempre creduto alla possibilità di fare di un no deal un successo, ma di aver tuttavia deciso di optare per la ricerca di un compromesso e di considerare preferibile un'uscita dalla UE con un accordo.
A questo punto servirà quindi un'ulteriore estensione dell'articolo 50, che sia la più breve possibile, con il fine di far passare un deal. La premier ha spiegato che questa estensione serve ad assicurare un'uscita tempestiva ed ordinata dall'Unione.
Corbyn, parlando dopo la May, si è detto "molto felice" di incontrarla, raccogliendo quindi la mano tesa.
Il compromesso dovrà essere raggiunto in tempo utile per consentire al Parlamento britannico di approvare una legge ad hoc entro il 22 maggio, in modo che il Regno Unito non partecipi alle elezioni europee, ha chiarito la premier, indicando su questo una scadenza netta.
Per il capo negoziatore Ue Michel Barnier il tempo è ormai agli sgoccioli ed una proroga ulteriore a Londra potrà essere concessa solo a patto che l'Unione "non rimanga a lungo ostaggio" delle convulsioni politiche d'oltremanica.
Davide Fifaco